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La fantastica signora Maisel è parte di quel gruppo di nuove serie tv, prodotte dai servizi streaming (Amazon Prime in questo caso) che andrebbero proprio viste e godute. Già dire che stata ideata, realizzata e diretta dal clan Palladino (Amy Sherman e Daniel) basta per capire quanto questa serie goda di una scrittura di grande qualità. La serie, ambientata verso la fine degli anni ’50, racconta la storia di Miriam Maisel, detta Midge (Rachel Brosnahan), una casalinga ebrea che si trova ad esprimere lati di sé che non conosceva. E esplora il mondo della libertà, dell’indipendenza e del potere che si acquisisce scoprendo se stessi. Diventa stand-up comedian per caso, dal caos che scaturisce dall’abbandono del marito Joel (Michael Zegen).

 
 

La prima stagione si era chiusa con ottimi ascolti, un riscontro più che positivo da parte del pubblico di tutto il mondo e della critica, ma soprattutto ha portato a casa non pochi premi come due Golden Globe (alla miglior serie commedia o musicale e alla migliore attrice nello stesso campo) e ben cinque Emmy (miglior serie comedy, miglior attrice protagonista, miglior attrice non protagonista, miglior sceneggiatura e miglior regia). La seconda stagione, che sarà visibile su Amazon Video dal 5 dicembre, amplierà i diversi mondi di Midge, che potrebbero arrivare a collidere, travolgendo tutti i personaggi dello show.

In occasione della premiere europea della seconda stagione a Milano, abbiamo avuto modo di incontrare gli attori e i realizzatori della serie. Se nella prima stagione l’attenzione era rivolta al rapporto tra Joel e Midge, a come gestire i figli, alla possibilità di tornare insieme e ha esplorato la carriera di Midge nella stand-up comedy, nella seconda stagione si racconteranno tutti gli effetti che ne derivano. Anche Tony Shalhoub, che interpreta Abe, il padre di Midge, conferma: “Molte cose cambiano e alla fine della seconda stagione, cominceranno a vedersi grandi cambiamenti”. Personaggi che si evolvono, che mutano e cambiano idea rispetto agli altri e rispetto a sé stessi e che, inevitabilmente coinvolgono anche gli attori, anche se, pare, che tante fasi dei vari personaggi vengano tenute nascoste e rivelate a tempo debito.

Sceneggiature ricche, con dialoghi fitti e brillanti, segno distintivo della scrittura di Amy Sherman-Palladino, e monologhi estemporanei. Lo stesso Michael Zegen (interprete di Joel) ammette che “prima di iniziare a girare abbiamo forse una settimana di tempo per provare solo le prime scene. Poi ognuno ha il suo copione e gli si dà un occhio durante la seduta di make up e o mentre si aspetta il proprio turno. Ma poi tutto dipende da come ci viene detto di stare in scena, da come posizionarci, da come si sistemerà la macchina da presa nei tuoi confronti e da lì si inizia a capire come interpretare al meglio quella parte”.

L’innesco della sotria della prima stagione è la difficoltà di Joel a sfondare come cabarettista, di conseguenza, complice ancheuna storiella con la segretaria, lascia Midge: in un certo senso, grazie a queste azioni, Midge inizia ad esprimere il suo io. Ma Joel non è un cattivo ragazzo almeno secondo Zegen, che lo interpreta: “Io non penso che sia cattivo e che abbia molto amore per lei. Ma penso anche che possa fare degli errori perché le persone fanno degli errori. Nella seconda stagione sarà possibile vedere il suo percorso di redenzione che già inizia alla fine della prima stagione. In ogni caso non credo che sia necessario definirlo pessimo se si guarda tutta la serie dall’inizio alla fine”.

La serie ha molti personaggi femminili, donne differente da qualsiasi altro show e la parte migliore è che lo show è universale, non solo dedicato a un pubblico di donne. Protagoniste che trovano una voce, urlando al mondo attraverso all’arte comica. Per Rachel Brosnahan c’è voluta una certa preparazione: “Ho esaminato molto documenti in preparazione al personaggio per imparare la storia della comicità e il suo ruolo nel contesto sociale. Negli anni ’50, anni in cui è ambientato lo show, la comicità si usava per uscire dalla propria vita quotidiana e aiutava queste stesse persone a offrire uno sguardo sulla realtà”. Alex Borstei, che interpreta Susie Myerson, la manager di Midge, aggiunge: “Credo che la comicità sia un altro modo per poter parlare della realtà delle cose”. Un comicità che si differenzia molto da chi fa osservazioni acute: perché in questo caso lo scopo è di puntare in alto, di toccare il pubblico, mentre la comicità si usa per dire qualcosa di vero.

Personaggi, quelli di Susie e Midge, che hanno un rapporto stretto e, inevitabilmente, anche gli attori imparano da loro. Oltre al fatto di avere un ottimo legame, che non è proprio da tutti, nella seconda stagione, “si scopriranno molte cose del passato di Susie e della sua famiglia. E si capirà il perché lei assume certi atteggiamenti”. Stando a Rachel: “Per Midge le cose sono cambiate rapidamente nella prima stagione, è molto interessata al cambiamento e ad esplorare il mondo. Nella stagione a venire Midge avrà un breve periodo di disorientamento, cosa che, in quanto attrice, trovo sia frustante che interessante, perché dà modo di conoscere il processo evolutivo di un personaggio”. Attrici che hanno percepito subito la straordinarietà della serie e l’alto livello qualitativo. Secondo Alex: “Il momento è fortunato. Credo che sia il tempo giusto per questo show e che non ce ne sarebbe potuto essere un altro migliore. Lo show parla di sognare il cambiamento per ottenere qualcosa di meglio per sé stessi e nell’essere ottimisti per il futuro”.

La fantastica Signora Maisel è il nuovo prodotto dei coniugi Palladino, gli stessi che hanno ideato e scritto Una Mamma per Amica e Pappa e Ciccia. Poter scrivere e dirigere la propria sceneggiatura  è certamente un privilegio, secondo Amy Sherman: “Quando scrivo, immagino visivamente quello che vorrei vedere”. Non è chiaro, quindi se la regia sovrasta la sceneggiatura o viceversa. Per la coppia, la musica è molto importante e spesso e volentieri viene incorporata direttamente nella sceneggiatura, con note e segni a margine: “La musica ci ispira, è divertente. Quando giriamo, lo facciamo con la musica, perché la camera deve avere la stessa energia del pezzo musicale. Se questo procedimento viene fatto a posteriori, musica e regia non si allineano nella maniera giusta”.

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