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Con il doppio episodio dal titolo Operation Mongus si chiude una delle stagioni sicuramente meno riuscite di Once Upon a Time. La dicotomia tra bene e male, heroes e villains è stato l’espediente narrativo di quest’ultima serie di episodi. Effettivamente in uno show che ha come protagonisti personaggi delle fiabe, l’idea di esplorare il conflitto tra la luce e l’ombra è un tema affascinante. Anche perché la proposta di Once Upon a Time è proprio quella di rielaborare l’idea stereotipata che abbiamo di determinati personaggi. Una trama svincolata da restrizioni e che non deve necessariamente attenersi alla “storia-madre”, anzi, che sia libera di esplorare strade inaspettate lasciando però trasparire sempre un’idea di familiarità. È stato questo il segreto del successo di Once Upon a Time. Il compito ovviamente è stato tutt’altro che facile. Bisognava tenere alto il grado di coinvolgimento del pubblico proponendo ogni volta idee nuove che non intaccassero la coerenza della trama e soprattutto che non cadessero nella banalità e nello stereotipo che tanto si cercava di evitare. Tra alti e bassi le prime tre stagioni sono state un successo, almeno da questo punto di vista.

 
 

onceuponatime4-22-23-1La stagione appena conclusa invece ha avuto da subito diversi problemi. Innanzitutto il conflitto tra buoni e cattivi, essendo un tema trattato dall’alba dei tempi, doveva essere sviluppato in un modo quanto meno creativo ed accattivante. Fin da subito invece, si è dimostrato essere il classico scontro tra bene e male svalutato come se non bastasse da espedienti narrativi decisamente deboli quali la figura dell’Autore, il destino, o la fallita alleanza delle “forze del male”. Era una guerra persa in partenza. Il destino è una costante in Once Upon a Time perché in un certo senso rappresenta l’idea pregressa che lo spettatore ha delle fiabe. L’approccio è quindi sempre stato quello di screditarne gli effetti o addirittura di negarne l’esistenza. In questa stagione invece non solo il destino esiste ma assume anche le sembianze di un narratore onnisciente in grado di annientare il libero arbitrio duramente conquistato dai nostri protagonisti.

onceuponatime4-22-23-3Seguendo questa linea le fondamenta originarie della narrazione vengono a mancare e gli unici sviluppi possibili per la trama sono destinati a diventare un inarrestabile vortice di autoreferenzialità. Abbiamo assistito ad un susseguirsi di eventi incoerenti e legati l’uno all’altro da banalissimi espedienti degni solo di una vecchia soap opera. Per non parlare poi di quei sottilissimi e piacevoli riferimenti narrativi che si sono trasformati in sequenze estremamente noiose e ridondanti. L’unico modo per uscire da questo stato di decadenza era dare alla narrazione un vero “nuovo inizio” ed è quello che si è tentato di fare con questi ultimi due episodi. Attraverso l’espediente dell’Autore che scrive una nuova storia abbiamo potuto esplorare un universo narrativo diverso, quasi capovolto rispetto a quello a cui eravamo abituati. É stata sicuramente una mossa interessante e per un attimo abbiamo rivisto la freschezza e la creatività della prima stagione, ma a volte un’idea buona non basta per dimenticare una serie di scelte sbagliate.

VOTO: 2/5 stelle

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