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È il compleanno di Bridget, la sorella morta di Ray, Terry, e Bunchy. I tre fratello decidono di ricordarla passando una giornata insieme. Nel mentre la Bridget adolescente cerca di capire suo padre e attira attenzione con i gesti più ribelli, come il piercing e la relazione con Marvin. Nel mentre Abby è sempre più combattuta tra le insicurezze di Bridget e le bugie del marito.

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L’ottava puntata è scritta da Ann Biderman e diretta da Guy Ferland (Sons of AnarchyThe Walking Dead) ed è incentrata ad esplorare l’universo femminile della serie, infatti l’episodio dal titolo Bridget si divide principalmente tra la figlia di Ray (Kerris Dorsey) e la sorella morta. Nel primo caso vediamo gli ormai abitudinari gesti ribelli e di richiamo verso i genitori, mentre nel secondo caso la perdita ha segnato una svolta enorme nella vita di Ray e l’incontro che avrà con i fratelli Terry (Eddie Marsan) e Bunchy (Dash Mihok) introduce una nota di leggerezza e piacevole interazione che cambia il ritmo rispetto alle altre puntate ma serve per far luce sul loro passato. Anche se hanno atteggiamenti un po’ infantili ci è permesso avere la giusta visione di cosa ognuno di loro crede significhi essere un “buon uomo”. Per Ray (Liev Schreiber), vuol dire comprare “qualsiasi cosa” ad Abby (Paula Malcomson) e alla sua famiglia, per Terry rinnegare quello che si prova se va contro le leggi della morale (cattolica) e per Bunchy semplicemente saper dare amore. Nel caso di Terry lo vedremo alle prese con il primo vero scatto di nervi, Francis verrà picchiata dal marito per l’infedeltà e lui andrà subito a chiarire e regolare l’accaduto.
Per una donna che subisce c’è un’altra che reagisce, difatti Lena (Katherine Moennig) andrà a picchiare la sua compagna perché la usa come sua amante e non ha intenzione di lasciare il marito, reintroducendo così un personaggio che si è visto più a lavoro e poco nella sfera privata.
Ma la puntata ritorna a descrivere anche Ray, ma non la versione in giacca e cravatta che si muove per Los Angeles, ma quello di Boston che passa il tempo con i fratelli ed ha un rapporto conflittuale con il padre. Si percepisce come la morte di Bridget ha segnato l’odio irrevocabile per Mickey; eppure, in molte scene si comprende che non tutto era come Ray aveva descritto.
Emarginato dall’intreccio familiare è Mickey (Jon Voight), nuovamente tinteggiato come un viscido-psicotico e messo subito dopo in contrasto con il dolore di fronte alla foto della figlia morta; questo non contribuisce all’esplorazione del personaggio, anzi ribadisce quanto delirante e instabile sia lasciando sempre un po’ perplesso lo spettatore su quello che farà o vuole realmente.
Gli unici bravi sprazzi di azione narrativa arrivano dalla confessione di Ray a Bunchy sul pestaggio del proprietario della casa di cui Mickey ascolta tutto; nonché le ripetute minacce del proprietario nei confronti di Ray ed Avi.

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Bridget è simile all’episodio New Birthday vengono forniti degli affascinanti ritratti dei protagonisti in cui i dialoghi e le risposte definiscono alla perfezione il ragionamento e lo stile di vita della famiglia Donovan. Uno stile di scrittura più sobrio e piacevole, ma la direzione della serie deve ancora essere chiarita poiché tende ad avere questo ritmo circolatorio, in cui tutto viene ribadito e sottolineato che allo stesso tempo affascina e a volte irrita lo spettatore.

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Stefania Buccinnà
Sono un appassionata di Cinema e Serie televisive americane, motivo per cui mi sono iscritta all'università e mi sono laureata in Saperi e Tecniche dello Spettacolo Digitale presso l'università La Sapienza in Roma dove ho conseguito anche un Master di Primo Livello in Montaggio Video e Audio. Amo costruire strutture per immagini e scrivo per piacere, pensando che le due cose sono molto simili ma con grammatiche diverse. In fondo per me, scrivere una frase è come mettere insieme una scena.