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Lo sceneggiatore Dustin Lance Black è arrivato in Italia per presentare al Roma Fiction Fest in anteprima mondiale, la miniserie Tv When We Rise. Premio Oscar per la sceneggiatura di Milk, Black fa coppia nuovamente con Gus Van Sant, in questo caso in veste di produttore esecutivo e regista dei primi due episodi, per raccontare le storie e le persone dietro al movimento di liberazione dei diritti della comunità LGBT iniziato in America nel 1969. O come viene descritto dal commuovente trailer “The epic fight for acceptance”. La serie andrà in onda sulla ABC a febbraio ma sarà presentata in anteprima questa sera alle 21, sabato 10 dicembre, al cinema The Space Moderno a Piazza della Repubblica.

 
 

Dustin Lance Black, ha 42 anni ma potrebbe confondersi tranquillamente con i millennials: è quando inizia a parlare però che l’esperienza e forse l’età si notano, lanciando messaggi positivi in tutte le direzioni e rispondendo con molta intelligenza alle domande dei giornalisti.

Creatore, sceneggiatore e anche regista… Come è stato il processo di costruzione di When We Rise?

Volevo raccontare questa storia da molto tempo ed è una storia diversa da Milk, perché non segue il percorso di solo una persona ma di tante persone diverse che collaborano insieme per l’uguaglianza. E’ un percorso durato 4 anni: il primo anno l’ho usato per la ricerca di storie, persone, esperienze… Volevo che le persone raccontate in questa serie fossero persone vere provenienti da diversi movimenti, non solo dalla comunità LGBT ma anche da quelli per i diritti delle donne, movimenti per la pace o persone di colore. Poi volevo raccontare di persone che avevano lottato e sono riuscite ad andare avanti, perché volevo far vedere che dopo il coming out ce la si può fare. Spesso nei bopic chi lotta, muore… E non volevo che questa storia fosse così.

Dopo il successo di Milk torna a lavorare con Gus Van Sant, come è nata la collaborazione?

Non avevo in mente Gus Van Sant quando ho iniziato a scrivere When We Rose ma è stato il prima regista che ho contattato. Lui ha diretto i primi due episodi mentre gli altri da registi diversi. In When We Rise, l’accento è sul WE: una collaborazione, per dire che insieme ce l’abbiamo fatta. Ho fortemente voluto registi gay, etero, donne o di colore e ho voluto diversità anche tra gli scrittori e il cast. L’obiettivo era rappresentare persone di ogni credo o background: volevo rappresentare la diversità e la varietà che esiste nel mondo e nei movimenti. Dire che ho creato When We Rise da solo, sarebbe una bugia.

Come è cambiata la situazione da quando uscì Milk nel 2008?

Negli ultimi 10 anni la rappresentazione della cominità LGBT al cinema è cambiata moltissimo perchè si è capito che avere una storia LGBT attirava molto pubblico, attenzione e quindi profitti. Ma penso che il più grande progresso l’ho visto nella televisione, che raggiunge un pubblico più ampio. Si è andato oltre il classico stereotipo della coppia gay di bianchi, ma vengono raccontate tante storie e tanti tipi di persone diverse. Spero che la mia serie dimostri anche questo, dimostri che c’è tanta diversità nel mondo che va accettata.

Dopo aver ricevuto l’Oscar fece un discorso molto importante per la comunità LGBT, cosa è cambiato da allora?

Penso che la cosa più difficile per le persone LGBT è che possono sentirsi isolati e soli. E quando stai così e sei giovane, si prendono in considerazione cose come il suicidio e questo è molto tragico. Gran parte del mio lavoro e cercare di farle sentire meno sole: cercare di fargli capire che nel mondo ci sono persone che non solo le capiscono ma che sono come loro e combattono per loro, per la libertà. Sono stati fatti grandi progressi nel mondo e nel mio paese, moltissimi dai tempi di Milk, ma al momento stiamo facendo un passo indietro. Si parla di costruire muri, dividere le persone…. Quindi bisogna continuare a lavorare e mai fermarsi!

Dustin Lance Black presenta When We Rise in anteprima mondiale

Dustin Lance Black Come viene vista l’elezione di Trump dalla comunità?

Donald Trump è un bigotto, e non è solo contro noi, ma contro le donne e le minorità razziali. Ma non è la prima persona a salire su un palco e dire cose del genere. Quindi possiamo andare ad attingere dalla storia per capire come controbattere senza perdere i nostri diritti. Puoi cercare di parlarci con individui del genere ma così non cambi le persone.

Se vuoi cambiare le teste devi cambiare i cuori, e per cambiare i cuori devi raccontare storie personali. Dobbiamo fare appello alle nostre storie personali per combattere un amministrazione carica di odio. So che persone in tutto il mondo stanno combattendo contro Trump, e lo stanno facendo utilizzando le loro storie personali e usando il cuore come una spada. Ogni persona in questo mondo fa parte di una minoranza in un modo o nell’altro e ognuno di noi ha una storia che può usare come spada contro quest’ignoranza.

Per i personaggi pubblici è sempre difficile fare coming out, come mai?

(N.d.r. Dustin Lance Black è fidanzato con il tuffatore Tom Daley dal 2013)

Ad Hollywood la paura del coming out è dei manager e degli agenti, non degli studios né degli attori. Gli agenti e i manager hanno un modo di fare obsoleto e firmano contratti con questi giovani attori, impiegano soldi e tempo in loro e infine li confinano in una scatola perché hanno paura che un coming out non gli faccia avere un ritorno per loro a livello di box office: lo credono svantaggioso. Ma non è più così. Per fare coming out ci vuole coraggio e molta forza e io dico sempre alle persone: non sono obbligate a farlo. Ma se lo fanno saranno d’ispirazione per le generazioni più giovani e il fatto che un personaggio pubblico possa fare coming out e riuscire a mantenere il suo lavoro e la sua carriera aiuta anche a smentire lo stereotipo che questa sia una cosa dannosa.

Infine, nella miniserie c’è un personaggio che si chiama Roma… È una bella coincidenza che la première mondiale sia proprio a Roma!

Il personaggio di Roma Guy esiste per davvero e si chiama Roma nella realtà! Il personaggio di Roma viene da una famiglia di origine italiana ed è una famiglia molto grande e affettuosa e si scoprirà con lo svolgersi della serie. E’ una famiglia tipica italiana.

Sento che Roma e l’Italia capiscano molto l’importanza della famiglia, del calore, è una cosa che percepisco: qui si capisce l’importanza della famiglia. E io sono venuto a presentare la mia famiglia, la mia serie qui. Questo è When We Rise: vorrei dire  all’Italia “Posso presentare la mia famiglia alla vostra famiglia?”. L’Italia deve fare ancora tanta strada per i diritti della comunità LGBT ma sono certo ci potremmo riuscire lavorando insieme davanti ad un bel bicchiere di vino rosso!

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