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altThe L word
Stagioni: 6
Anno: 2004/2009
Numero episodi: 70
Ideato da: Ilene Chaiken
Cast: Jennifer Beals, Mia Kirschner, Leisha Hailey, Laurel Holloman, Katherine Moenning, Rachel Shelley, Pam Grier, Daniela Sea, Erin Daniels.
Guest Star: Marlee Matlin, Cybill Shepherd, Lolita Davidovich, Lucy Lawless, Eric Roberts, Karina Lombard.

 
 

Sinossi:
Jenny, aspirante scrittrice, viene a vivere a Los Angeles con il fidanzato Tim, vicino di casa di Bette e Tina, solida coppia lesbica in cerca di un figlio con l’inseminazione artificiale. Presto anche lei scoprirà di essere attratta da quell’universo, anche se in maniera tormentata. Nelle varie stagioni si seguiranno le alterne vicende delle protagoniste, tra cui la proletaria Shane, parrucchiera dal passato burrascoso, la giornalista radiofonica Alice, l’informatica Moira, la tennista Dana, che vuole cambiare sesso, tra coppie che si creano e si lasciano, gioie e dolori, drammi e colpi di scena.

Analisi:
Same sex, different city, cioè stesso sesso, diversa città: il riferimento era Sex and the city, serie al femminile su un gruppo di rampanti professioniste newyorkesi, qui siamo a Los Angeles, le protagoniste sono più o meno rampanti, e sono accomunate dal fatto di essere, per la vita o per un periodo della medesima, omosessuali.

The L word è la prima serie di telefilm che mette al suo centro il trattare dell’omosessualità femminile, sempre vista di striscio e mai nelle protagoniste di un serial. Omosessuale era Willow, l’amica strega di Buffy in Buffy the vampire slayer, omosessuali si diceva che fossero Xena e Gabrielle in Xena, ma qui sono le eroine della vicenda ad essere gay, in un contesto realistico, e ogni protagonista del serial è alle prese con i diversi modi di vivere la propria condizione di omosessuale in una società che, anche se liberal come quella di Los Angeles, tende sempre e comunque a discriminarti, soprattutto se sei anche donna.

Certo, i toni sono patinati, ma non ci sono soltanto ville con piscina e party, si parla anche dei problemi per arrivare a fine mese di Shane, del desiderio di cambiare sesso di Moira che le provocherà problemi al lavoro, dei drammi di un amore che finisce per Bette e Tina, dei problemi a dichiararsi lesbica nell’esercito o in famiglia, del problema di scoprirsi omosessuale dopo aver vissuto da etero, del mancato riconoscimento dell’amore omosessuale di fronte alla maternità, alla malattia e alla morte.

Le vicende delle protagoniste di L word trattano i vari aspetti dell’omosessualità femminile, dal desiderio di maternità alla trasgressione dopo una vita da etero che apre nuove strade, dai problemi del coming out in famiglia e sul lavoro a come si vive il lesbismo a seconda del diverso ambiente di provenienza e di vita, al costruire e poi magari veder finire un rapporto. Tra le eroine della serie si vede abbastanza di tutto, dall’intellettuale che riflette sui rapporti tra donne alla professionista che vuole riuscire bene sia vita privata (con una donna) che carriera, dalla madre di famiglia che si scopre gay alla sportiva che deve nascondersi, dalla soldatessa che ha amato disperatamente e in silenzio una compagna d’armi morta alla donna che decide di diventare uomo.

Un universo variegato, che stagione dopo stagione ha costruito una serie unica nel suo genere, dove si parla in maniera esplicita di sesso e di piacere senza dimenticare i sentimenti, dove non mancano alcune scene adulte ma dove le protagoniste sono viste in vari aspetti della loro vita, tra voglia d’amare e paura d’impegnarsi, lavoro e tempo libero, segreti e coming out, atti di amicizia e cattiverie.

Una serie dai toni drammatici (non mancano sviluppi anche tragici delle vicende, un po’ per scelta di alcuni interpreti di lasciare) ma anche brillanti, dove il lesbismo delle protagoniste è sì normale, ma per loro e tra di loro, non in rapporto ad un mondo che le circonda, accademico, culturale, lavorativo e dello spettacolo che sia.

L’ultima stagione, di prossima programmazione da noi, sarà in parte costruita invece come un giallo, intorno all’interrogativo su chi ha ucciso uno dei personaggi principali e più controversi della serie, che spesso ha sconvolto gli equilibri tra le altre protagoniste. Per scelta dell’ideatrice Ilene Chaiken, The L word si è concluso dopo sei stagioni.

Sarà da vedere se rimarrà un esperimento a se stante di serie in cui le donne omosessuali hanno un ruolo da protagoniste e non di supporto e in cui le loro relazioni sono aperte e conclamate e non lasciate alla speculazione dei fan. Il network HBO, che ha prodotto The L word, è da sempre coraggioso ed attento a tematiche nuove e scomode (era lo stesso appunto di Sex and the city, di Six feet under, di Angels in America): curioso sarà capire se vorrà riprendere il tema dell’omosessualità, femminile o anche maschile, magari per produrre non un www di The L word ma una serie comunque che non ha paura di parlare di determinati argomenti, o curioso sarà se qualche altro network vorrà seguire le sue orme.

Elena Romanello

 

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