The Newsroom 2×01 – recensione

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    La season premier di The Newsroom si svolge come un grande flash back, in cui assistiamo ai problemi di tutta la redazione, Will compreso, riguardo alla divulgazione di fatti riservati in cui tramite un servizio veniva accusato il governo degli Stati Uniti d’America di utilizzare gas nervino. L’operazione in questione ha il nome di “Genoa” e i raccordi narrativi procedono su i punti essenziali dell’accusa e quali sono stati i presupposti per sviluppare, approfondire e mandare in onda la notizia. La puntata ha un breve prologo che si apre su Will (Jeff Daniels) che discute con l’avvocato Rebecca Halliday (Marcia Gay Harden) del caso affinché si possa risalire alle motivazioni e creare una difesa solida per la rete ACN limitando i danni il più possibile. Di conseguenza vengono ripresi i fatti della stagione precedente, le accuse verso il Tea Party, e quelle nuove passando per la diretta del 23 Agosto 2011, giorno in cui i ribelli hanno conquistato Bab al-Aziziyya, il rifugio di Muammar Gaddafi; al movimento di Occupy Wall Street, alla questione etica dell’utilizzo dei Droni, fino all’accusa di Strauss-Kahn per il tentato stupro nei confronti della cameriera. Inoltre proseguono anche le trame sentimentali, il triangolo tra Maggie (Alison Pill), Don (Thomas Sadoski) e Jim (John Gallagher Jr.), quello tra Don e Sloan (Olivia Munn) e naturalmente anche il rapporto conflittuale tra MacKenzie (Emily Mortimer) e Will.

    Una puntata che conferma le aspettative dei fan poiché vi troviamo gli elementi essenziali che hanno reso lo show di Aaron Sorkin fresco e scomodo nel palinsesto televisivo. Poiché vengono rivisitati con l’occhio dell’approfondimento gli approcci con cui vengono incanalate le notizie e come queste possono creare influenze, soprattutto quando riguardano i temi che stanno più cuore alla politica e all’opinione pubblica. Da questo presupposto viene a miscelarsi l’elemento forte della vita della redazione di un telegiornale. Caratterizzata dal fascino della diretta e dal rapporto che si viene a creare con il pubblico nei vari aspetti e ruoli che vengono incarnati dai personaggi della ACN.
    I dialoghi veloci e scattanti aiutano il montaggio di Ron Rosen e la regia di Alan Poul, sempre dinamica e ricca di zoom che abbandona i virtuosismi della macchina da presa per avvicinarsi all’approccio veritiero ma anche “sporco” del giornalismo d’inchiesta. Una delle sequenze che viene punteggiata alla perfezione è quelle che richiama la diretta, in cui si contrappongono i momenti studiati degli interventi di Will con quelli di Mac alla regia che si assicura che i servizi e le camere siano coordinate, improvvisando là dove avvengono rettifiche o sviluppi in servizi già montati.
    Una puntata che getta delle buone basi e che indubbiamente ci prepara a grandi storie che verranno affrontate per tutta la stagione; il bilanciamento tra i due filoni narrativi, cronaca e finzione, è equilibrato tenendo il tono emotivo della puntata, senza prediligere quello giornalistico o quello sentimentale, permettendo così di incentivare la curiosità del pubblico.
    First Thing We Do, Let’s Kill All the Lawyers ha registrato 2.6 milioni di spettatori con una media dei 2.2 milioni nella messa in onda, un esordio migliore rispetto al pilot dell’anno scorso per i giornalisti più amati/odiati dallo show business americano.

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    Stefania Buccinnà
    Sono un appassionata di Cinema e Serie televisive americane, motivo per cui mi sono iscritta all'università e mi sono laureata in Saperi e Tecniche dello Spettacolo Digitale presso l'università La Sapienza in Roma dove ho conseguito anche un Master di Primo Livello in Montaggio Video e Audio. Amo costruire strutture per immagini e scrivo per piacere, pensando che le due cose sono molto simili ma con grammatiche diverse. In fondo per me, scrivere una frase è come mettere insieme una scena.