Combattere, qualunque sia la causa, per dimostrare il proprio valore ed essere degni di entrare nella Grande Sala di Odino: l’essenza della cultura vichinga viene messa a dura prova nel terzo episodio di Vikings Warrior’s Fate, dove la conclusione della campagna di Mercia costringe Ragnar e i suoi uomini a riflettere sul prezzo da pagare per onorare la propria promessa.
Nel Wessex, Lagertha ed Ecbert hanno ampiamente superato le loro barriere linguistiche: lusingata dalle avances del Re la guerriera si concede con una facilità che non ci saremmo aspettati, ma conosciamo il suo percorso abbastanza bene da sapere che non è certo una sprovveduta: la scena del sacrificio, con un raccolto bagnato di sangue e i cristiani a osservare paralizzati la potenza delle cerimonie pagane è un momento straordinario, che ci ricorda quanto la serie di Hirst sia dannatamente impeccabile soprattutto nella realizzazione visiva del background mistico religioso che anima i suoi protagonisti.
A Kattegat, qualcosa di strano è nell’aria: lo straniero giunto nello scorso episodio è una figura ancora troppo enigmatica per potere essere decifrata, ma non c’è dubbio che la sua presenza richiami delle capacità sovrannaturali destinate a portare grande scompiglio.
Mentre si inizia ad accennare alle grandi ricchezze della lontana Parigi, Vikings ci regala un altro episodio di assestamento che continua a mantenere nettamente separati i diversi scenari di questa stagione, consolidando nuove tensioni e relazioni fra i personaggi nell’attesa che Ragnar faccia finalmente ritorno e la ruota delle alleanze ricominci a girare.