Il burattino è il vero e unico protagonista nella tecnica della stop-motion e i protagonisti dei grandi film che abbiamo ammirato con stupore sul grande schermo non hanno certamente nulla da invidiare ai loro colleghi in carne e ossa, anzi in molti casi la loro notorietà è anche maggiore. Chi non conosce Jack e Sally di Tim burton’s Nightmare Before Christmas, o Coraline, o Paranorman, Wallace & Gromit, Shaun the Sheep, o ancora Frankenweenie e Fantastic Mr Fox?

 

E ora a questa piccola schiera di star in scala ridotta si aggiunge un nuovo folgorante nome, che certamente meriterebbe di imprimere le sue manine sul marciapiede dello Hollywood Boulevard, magari ricostruito in miniatura: è Kubo, il protagonista del nuovo film di casa Laika Kubo e la Spada Magica.

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Da quando si è cominciata a fare animazione in stop-motion, lo sforzo degli autori si è concentrato sulla fabbricazione di burattini docili e leggeri, obbedienti alle mani degli animatori e in grado di restituire sullo schermo emozioni e sentimenti. Impresa certamente non facile, ma punto cardine di un sortilegio misterioso in grado di creare l’illusione della vita dal nulla. Man mano che la storia della stop-motion andava avanti venivano realizzati pupattoli sempre più complessi e sofisticati. La loro fabbricazione, soprattutto per i grandi film, si spostò dalle mani di oscuri artigiani in quelle di artisti impiegati in vere e proprie fabbriche, come MacKinnon & Saunders o Se-ma-for Studios che portarono l’arte del puppet making a un livello veramente considerevole, fabbricando piccoli esseri in grado di parlare, cantare, saltare e ballare, naturalmente sempre a passo uno e grazie alla sapienza e alla pazienza degli animatori. In questi laboratori specializzati furono creati i personaggi de La Sposa Cadavere, Fantastic Mr Fox, Peter and Wolf e tantissimi altri.

Ma quando Travis Knight con la sua Laika cominciò a produrre lungometraggi in stop-motion decise che questo doveva essere fatto in casa in modo da avere il controllo completo di tutto il processo creativo. Assoldò i migliori artisti e tecnici che erano in circolazione e approntò laboratori specializzati nella sede della sua società in Oregon. A partire da Coraline, passando per Paranorman e BoxTrolls – Le scatole Magiche, fino a Kubo e la Spada Magica, i burattini si sono evoluti, divenendo dei veri pezzi d’arte e tecnologia, dal valore altissimo. Basti pensare che lo scorso anno, in occasione di una mostra di beneficienza, sono stati venduti all’asta alcuni dei puppet provenienti dai vari film della Laika e il loro prezzo è oscillato tra i ventimila e i cinquantamila dollari.

Ma vediamo come funzionano i burattini di Kubo e come è possibile che riescano a recitare in modo così convincente ed emozionante.

Prima di tutto sono alti tra i venti e i trenta centimetri, in scala 1:5 circa, anche se poi nel film ci sono delle eccezioni da record, come uno scheletro alto tre metri. Sono forniti di una complessa armatura in ferro e alluminio, con articolazioni a snodi, le cosiddette socket and ball joint. La particolarità principale di queste armature è il fatto che somiglino incredibilmente a un vero scheletro umano, essendo costituite da una serie di barrette di metallo a sezione tonda, che simulano le ossa, articolate tra loro tramite piccole giunture a sfera, che simulano le articolazioni. Le giunture sono composte da due piccole barrette di alluminio o altro metallo che tengono pressate due sfere o due cilindretti, oppure una sfera e un cilindretto. La giusta pressione delle barrette sulle sfere è regolata da una vite di registrazione situata al centro. In questi scheletri vengono abbinate diverse tipologie di giunture, che consentono modalità di movimento differenti, combinando nella giusta misura i movimenti di flessione, trazione e rotazione, così da consentire alla porzione anatomica interessata dal movimento di articolarsi in maniera estremamente naturale.

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Sopra questo scheletro viene posta un’imbottitura morbida che simula le rotondità e i volumi del corpo. Generalmente viene realizzata ponendo le armature all’interno di stampi in silicone nei quali viene versata della schiuma di lattice o una schiuma poliuretanica soffice. Una volta rappresa la schiuma ha la consistenza e la morbidezza della gommapiuma e sotto i vestiti si comporta esattamente come un corpo, generando pieghe e posture estremamente naturali. Se il burattino è nudo, la pelle viene realizzata con degli speciali siliconi versati negli appositi stampi.

Il volto invece è rigido e scomponibile in varie parti. Dopo tanti film e tante sperimentazioni si è preferito ricorrere alla sostituzione e alla combinazione di parti mobili, piuttosto che avere delle teste fornite di crani complessi e articolati, come si era fatto per La Sposa Cadavere di Tim Burton o per gli zombies di Paranorman. È un procedimento più lungo ed estremamente costoso, che però consente di avere una gamma di espressioni pressoché illimitata.

Le parti di volto utilizzate sono decine di migliaia, basti pensare che per BoxTrolls – Le Scatole Magiche sono state realizzate 55.000 porzioni, di cui 15.000 solamente per il personaggio protagonista, tutte archiviate e catalogate presso la sede di Laika. Per Kubo e La spada Magica probabilmente sono molte di più.

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Questa metodologia di lavoro è oggi possibile grazie alla stampa 3D. Si parte da una prima faccia modellata in plastilina, che viene poi scansionata tridimensionalmente e modificata nelle varie posizioni grazie ai software di modellazione digitale che preparano le migliaia di posizioni che saranno poi stampate con gomme speciali, rifinite e dipinte.

Gli animatori sul set si dividono quindi tra quelli dei corpi e quelli delle facce. I primi lavorano muovendo fisicamente i burattini fotogramma dopo fotogramma, mentre i secondi li affiancano, sostituendo le porzioni del volto e muovendo gli occhi, attenendosi rigorosamente alle sequenze di combinazioni decretate dalle battute e dalle espressioni. Le porzioni di volto sono simili a delle maschere e nascondono un cranio interno molto complesso, dove ci sono le orbite per consentire la rotazione dei bulbi oculari e l’alloggiamento per i denti, che in Kubo rappresentano un elemento di realismo e perfezione assoluta.

Le inevitabili linee di giunzione tra le varie porzioni del volto sono poi eliminate digitalmente in postproduzione, con un lungo lavoro di grandissima precisione. Se si vuole avere un idea dell’aspetto del volto di un burattino prima della cancellazione si può vedere il bellissimo film Anomalisa di Charlie Kaufman, dove tale elemento è stato utilizzato in maniera geniale come elemento narrativo.

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Tutti i burattini, durante il lungo lavoro di animazione sono ancorati a dei supporti mobili chiamati rig.

Bisogna tenere bene presente che anche durante i movimenti più semplici è praticamente impossibile mantenere in posizione il personaggio e oltretutto in molti casi questo si troverà continuamente completamente sospeso dalla superficie del set. Anche in un’azione elementare come il camminare ci saranno moltissimi fotogrammi impossibili da gestire senza l’ausilio di un sostegno.

Un rig generalmente è costituito da una base molto pesante, in grado di controbilanciare il peso del burattino completamente sospeso da terra, da una serie di barrette articolare tra loro da snodi, simili a quelli dell’armatura, e da un supporto d’attacco alla struttura interna del personaggio. A volte si utilizzano anche delle punte, che brutalmente vengono infilzate nel corpo. Anche questi sostegni, come le linee del volto, devono essere rimossi digitalmente in postproduzione.

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Questa è in poche riduttive parole la complessa anatomia di quel piccolo meraviglioso essere che è Kubo e anche di tutti gli altri personaggi che lo accompagnano nella sua avventura.

Non è facile descrivere semplicemente e brevemente un lavoro così complesso, lungo e sconosciuto. Forse le parole dello stesso Travis Knight (qui) potranno aiutare a comprendere meglio l’enorme lavoro che si nasconde dietro la meraviglia di Kubo e la Spada Magica.

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