Road to Oscar 2018: Lady Bird

Lady bird

Quante speranze poteva avere un piccolo film costato 10 milioni di dollari, opera prima di una regista che finora aveva scritto e recitato per pellicole indipendenti, di concorrere da protagonista durante la stagione dei premi? Poche, anzi, pochissime. Lady Bird è forse il vero caso cinematografico di quest’anno, alla stregua di Scappa – Get Out, per svariate ragioni: poche ore dopo il rilascio nelle sale americane, diventava il titolo con la più alta percentuale positiva su Rotten Tomatoes; ai Festival dove è stato presentato in anteprima (Telluride, Toronto, New York), tutta la critica non faceva che parlarne bene; e poi sono arrivati i riconoscimenti, i due preziosi Golden Globe vinti (Miglior Attrice in una commedia e Miglior Commedia), insomma l’America stava dimostrando il suo amore verso Greta Gerwig e il suo piccolo, grande film. Che dalla sua ha un’immaginario destinato a rimanere nel tempo e un cast di attori di assoluta grazia e valore assoluto.

 

Accolto da fragorose recensioni positive in America, il film si presenta alla cerimonia dei 90° Academy Awards con cinque nomination: Miglior Film, Miglior Sceneggiatura originale, Miglior Attrice Non Protagonista, Miglior Attrice Protagonista e Miglior Regista. Quest’ultimo un dato che riscrive la storia degli oscar, essendo Greta Gerwig soltanto la quinta donna a ricevere questo prestigioso riconoscimento.

Lady Bird, la recensione del film

Lady BirdLady Bird racconta l’ultimo anno di liceo di Christine “Lady Bird” McPherson (interpretata da Saoirse Ronan), studentessa in una scuola cattolica di Sacramento dove vive insieme ai genitori, al fratello maggiore adottivo e alla sua ragazza. Nel pieno del suo tormento adolescenziale la ragazza non sembra andare troppo d’accordo con la madre (Laurie Metcalf), con cui ormai ha intrapreso questo rapporto di odio violento e affetto improvviso, gli stessi sentimenti che la legano alla città natale che vuole lasciare e frequentare così l’università dei suoi sogni a New York. Nella stagione del suo coming of age, Christine conoscerà le prime cotte, le delusioni, i desideri infranti, le difficoltà della vita adulta e la nostalgia verso ciò che ha sempre guardato con distacco.

Partendo da un’esperienza autobiografica, la Gerwig compone questo quadro generazionale che molto deve ai suoi precedenti lavori da scrittrice: c’è infatti un po’ di Frances Ha e di Mistress America nel carattere paranoico e brillante e nel temperamento artistico della protagonista, che nel film viene sostenuta e portata in alto da una straordinaria Saoirse Ronan. Ed è grazie alla sincerità con la quale la regista decide di trasmettere quell’esperienza agli spettatori che Lady Bird guadagna immediatamente l’affetto di chi osserva; senza ulteriori artifizi se non la magia delle belle storie e dei personaggi in cui possiamo specchiarci.

Quante possibilità di vittoria avrà Lady Bird il 4 Marzo? Non molte, vista la concorrenza. La sorpresa potrebbe arrivare nelle categorie principali, con dura lotta fra la Gerwig e Martin McDonagh (Tre manifesti a Ebbing, Missouri) sulla sceneggiatura originale.

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