Festa di Roma 2015: Lo chiamavano Jeeg Robot, l’eroe di Gabriele Mainetti come Dio

Gabriele Mainetti spiazza tutti e porta alla Festa di Roma, nella Selezione Ufficiale, un film che rappresenta una felicissima eccezione nel panorama cinematografico italiano.

 

Lo chiamavano Jeeg Robot è una composizione di riferimenti culturali misti a suggestioni e a un fortissimo senso d’appartenenza alla città, Roma, che si trasformano in mitologia supereroistica e danno vita a un’aesperienza cinematografica intensa, divertente e emozionante.

“Dovevamo raccontare i personaggi nei loro ambienti – esordisce il giovane regista in merito alla scenografia minuziosamente caratteristica del film – quindi abbiamo pensato di costruire intorno a loro un ambiente che potesse descriverli. Così la casa Enzo è sporca, trascurata, perché a lui non interessa minimamente quello che gli sta intorno, mentre quella di Alessia è piena di colori, perché lei è come un arcobaleno”.

A chi gli chiede il segreto della libertà creativa che ha avuto realizzando il film, Mainetti  risponde che “il segreto è produrselo da soli”. “Ho avuto molta libertà da Rai cinema ma il lavoro di raccolta di fondi è stato lunghissimo, per circa tre anni ho lavorato in veste di produttore per raccogliere il necessario. Non avevamo nemmeno un distributore ma siamo stati guidati dall’incoscienza”.

Luca Marinelli, tra gli interpreti di Non essere Cattivo di Claudio Caligari e qui splendido e folle villain ha raccontato così il suo personaggio: “Lo zingaro è un personaggio a cui vuoi bene, ti appassioni a lui perché è scritto benissimo, mi sono divertito da morire a leggerlo. Nasconde una grande fragilità e ti fa capire che non è cattivo per caso, ma perché gli è capitato qualcosa di brutto che lo ha ferito”.

L’eroe buono, anche se all’inizio riluttante, è interpretato da Claudio Santamaria: “Ho sempre amato i supereroi… Se avessi io dei superpoteri entrerei in Parlamento e poi, quello che succede succede. Da piccolo amavo molto Spider-man, è il primo supereroe che mi è piaciuto, perché è un ragazzino normale che viene morso e si trasforma. Invece Superman non mi piace troppo. Può fare tutto, è come un Dio ma non fa nulla per salvare il mondo. Credo che la volontà di guardare ai supereroi sia perché l’umanità cerca qualcuno che la salvi, una divinità. E Dio è un po’ un supereroe, perché ha poteri infiniti”.

Reduce dal Grande Fratello, esordisce nel film anche Ilenia Pastorelli, nella colorita e fragile figura di Alessia, la donna che “vede il buono in Enzo e lo aiuta a tirarlo fuori”, come lei stessa ha avuto modo di raccontare.

Ma il più grande valore di Lo chiamavano Jeeg Robot è che nonostante sia pieno di riferimenti e citazioni a una cultura cinematografica estera, riesce a mantenere grande fede a quella che è un’immagine del cinema bello che si fa in casa nostra, una fedeltà e un’identità conquistata, secondo il regista, “seguendo i personaggi e le loro azioni. Gli attori ti fanno entrare in empatia con loro e concentrandosi sulle loro vicende il risultato è quello. Potevamo scegliere tante strade ma abbiamo deciso di guardare solo ai personaggi”.

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