Luc Besson racconta la sua Miss Adèle

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“Le donne sono affascinanti” questa la semplice e diretta risposta di Luc Besson alla domanda relativa alle tante eroine del suo cinema

Le eroine donne sono più interessanti degli eroi tutti muscoli, non hanno dalla loro la forza bruta, ma l’intelligenza, la grazia e il fascino.” Il regista francese ha incontrato la stampa romana per raccontare del suo ultimo film Adèle e l’Enigma del Faraone, fantasy ambientato agli inizi del ‘900 in un’affascinante Parigi e tratto dalle strisce di Jaques Tardi. Trattandosi di un autore molto geloso della sua creatura, la bella e irriverente giornalista Adèle Blans-sec, Tardi ha esitato a cedere i diritti a Besson però “dopo sei anni di corte alla sua creatura di carta e inchiostro Tardi ha ceduto, quasi fosse stato un padre siciliano restio a concedere la mano di sua figlia ad un uomo”.

–Cosa è stato cambiato rispetto ai fumetti dai quali è tratto il film?

Ho cercato di conservare l’anima dei personaggi, che poi era la cosa che più aveva a cuore lo stesso Tardi. La storia però nel suo complesso è l’unione di tanti piccoli dettagli e vicende che succedono nel corso di tutti e dieci i libri a fumetti sulla bella Adèle. Tardi è famosissimo in Francia ma all’estero no, per cui ho dovuto realizzare un prodotto che fosse comprensibile e vendibile anche fuori, che il pubblico avrebbe compreso anche non conoscendo il fumetto.

–Tardi ha collaborato nella stesura della sceneggiatura o nella realizzazione del film?

Abbiamo parlato molto prima di cominciare a lavorare al film, poi ho scritto una prima stesura della sceneggiatura e lui è rimasto così contento da lasciare tutto nelle mie mani. Ho realizzato qualche cambiamento, ma sono stati volti a sovvertire i clichè che riguardano film di questo genere: ad esempio la donna avventuriera indossa comunque tacchi e bustino, le mummie sono molto educate e spiritose, lo pterodattilo si fa domare da un boa di piume… ho lavorato al film con molta serietà, pur trattandosi di un film dall’impronta comica.”

–Come ha scelto la sua protagonista?

Louise Bourgoin conduceva un programma meteorologico, ogni sera leggeva le previsioni con un travestimento diverso, la trovavo molto divertente e ho voluto incontrarla. Mi sono subito accorto che è una donna magnifica, completamente lontana dalla dimensione dello star system, seria e precisa. Lavora in continuazione e durante le riprese rimaneva sul set anche quando non toccava a lei recitare. E’ stata una bella scoperta.”

–Il finale del film prevede un sequel?

Spero che i giornalisti non scrivano il finale apertamente! (ride) In realtà ho scelto quel finale perché è semplicemente un modo per indicare l’indole avventurosa di Adèle, anche quando vuole andare in vacanza finisce nei guai e non si sa mai quello che può capitare. In realtà non amo i sequel, in genere vengono fatti per motivi economici, ma io preferisco aspettare la storia, l’idea buona per realizzare un film. Da tempo mi chiedono un sequel per Leon, ma lo farò se e quando avrò una buona idea per la storia. E un’altra cosa è sicura, non farò il sequel di Giovanna D’Arco (ride).”

–Dopo l’avvento di Inception nelle sale di tutto il mondo, le piacerebbe realizzare un film importante con quel tipo di tecnica?

Adesso con la EuropaCorp stiamo valutando nuovi progetti, soprattutto per poter utilizzare le tecniche digitali che ci sono adesso. Grazie a quelle, l’unico ostacolo alla realizzazione di film è solo la mancanza di fantasia, ma quello per fortuna non è un mio problema.”

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