Patricia Font, la regista di Il Maestro che Promise il Mare: “Il modo giusto per raccontare più di una sola storia”

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In sala dal 19 settembre con Officine UBU, Il Maestro che Promise il Mare (guarda il trailer) è l’emozionante e tragica storia vera di Antoni Benaiges, un insegnante che nel 1935, a causa dei suoi metodi di insegnamento progressisti e del suo aperto schieramento contro il regime franchista, venne torturato e ammazzato, non prima di aver comunque lasciato un segno sui bambini del piccolo paesino di Bañuelos de Bureba.

Abbiamo raggiunto telefonicamente la regista del film, Patricia Font (Vicini Davvero), che non conoscendo la storia del maestro Benaiges ha deciso di raccontarla. Ha spiegato che quando ha letto la sceneggiatura: “È stato quello il momento in cui ho avuto la possibilità di entrare in contatto con la sua storia ed è stato quello il momento in cui ho deciso che avrei voluto raccontare una storia così bella ed emozionante.”

I libri di Storia riportano solo i grandi eventi legati alla storia politica del mondo, alle dittature, le guerre. Le storie legate alle piccole individualità che nei periodi storici difficili hanno fatto la differenza diventano sempre di più di frequente trame di film che vediamo al cinema. Perché secondo te è importante raccontare storie come quella del maestro Benaiges?

“Credo che sia importante raccontare storie come queste per il modo in cui si empatizza con queste persone normali, che a loro modo ci hanno insegnato qualcosa. Credo sia per questo motivo. Queste persone di cui parliamo, in un certo senso, sono eroiche senza essere famose. Sono eroi umani e credo sia importante cercare queste storie che meritano di essere messe in immagini e di essere raccontate. È il modo per rendere note queste storie non raccontate e per diffonderne e preservarne la memoria.”

Il maestro che promise il mare
@SergiBernal

La storia vera di Il Maestro che Promise il Mare

Il film comincia con una sequenza ambientata 75 anni dopo i fatti che hanno visto protagonista Antoni Benaiges, con la storia di Arianna, una donna che cerca i resti del proprio bisnonno scomparso durante il nazionalismo autoritario del generale Franco. Era un’idea presente nella sceneggiatura oppure è stata un’aggiunta creativa in fase di preparazione?

“È stata un’idea che è arrivata durante la preparazione. Secondo me questa non era soltanto la storia dell’insegnante, ma anche una storia di attualità e della necessità di comprensione che quello che è accaduto ha ancora delle conseguenze. Non è solo una storia che riguarda il passato ma anche il presente, perché ci sono ancora così tante ferite aperte riguardo a quel periodo, ancora tanti corpi sotterrati e ancora tante famiglie che cercano i loro cari dispersi. Ho pensato che fosse il modo giusto per raccontare più di una sola storia.”

L’eredità di Antoni nella memoria dei suoi studenti

E così siete riusciti anche a raccontare l’eredità di Antoni, perché con i suoi metodi di insegnamento ha piantato dei semi nelle menti di questi bambini, che a loro volta hanno avuto dei figli, e i figli dei loro figli hanno adottato quel modo di pensare che il maestro aveva insegnato al loro bisnonni.

“Antoni Benaiges aveva un metodo di insegnamento che si preoccupava di incentivare i bambini a farsi delle opinioni proprie e dava loro l’opportunità di essere ciò che desideravano. Qualcosa di molto diverso di quello a cui si era abituato all’epoca. L’eredità del Maestro sta nel ricordo di chi lo ha conosciuto. Nel 2010, quando è stato girato il documentario El Retratista, che raccontava la stessa storia, alcuni suoi studenti erano ancora vivi e lo ricordavano benissimo. Anche se ora non sono più con noi, hanno raccontato il loro ricordo in quel documentario. Quando educhi delle persone a tenere aperta la mente e a essere curiosi del mondo, la tua eredità è la vita stessa delle persone a cui hai insegnato.”

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Patricia Font sul set de Il Maestro che Promise il Mare – Foto Credits Officine UBU

Quanto sono stati importanti i buoni maestri nella tua vita?

“Per me è sempre stato importante studiare. Sono stata fortunata perché quando andavo a scuola, negli anni ’80, le scuole erano molto tradizionaliste. Io invece sono stata fortunata perché studiare mi ha permesso di crescere e di sognare in grande. Credo che l’educazione sia la base per ottenere tutto quello che si vuole e per raggiungere i propri traguardi. Ho deciso che volevo fare film quando ero molto piccola e all’epoca era più comune desiderare altre cose, il mio non era un desiderio comune, soprattutto per una bambina. E se tutti ti dicono che puoi fare una cosa, cominci a crederci anche tu, è importante essere incoraggiati.”

Il Maestro che Promise il Mare di Patricia Font arriva in sala il 19 settembre distribuito da Officine UBU.

Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
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