Ci sono documentari che
esplorano temi sociali e scottanti questioni politiche, che
ripercorrono biografie di personaggi capaci in qualche modo di
segnare l’immaginario collettivo o le cui vite meritano di essere
raccontate per la loro eccezionalità. A Family
Affair, vincitore del Concorso Internazionale della
12esima edizione del Biografilm Festival di Bologna, è invece un
film che sceglie la strada del racconto autobiografico, delineando
un romanzo familiare dalla risonanza universale.
Il regista olandese Tom Fassaert gira infatti un documentario personale che entra nei meandri del doloroso passato della propria famiglia per comporre un mosaico in cui mancano tessere fondamentali. Perché suo padre Rob per molti anni ha finto di essere orfano e ha con la madre un rapporto minato da una silenziosa lontananza carica di recriminazioni? In che misura l’esistenza dello zio René, autistico, è stata segnata dalle azioni della donna che lo ha partorito? Ci sono i fatti, ci sono le testimonianze di Rob e René, manca però un contraltare.
Tom Fassaert diventa allora il detective che, telecamera in mano, parte per il Sudafrica dove vive la nonna Marianne Hertz, in cerca della verità. In cerca delle ragioni che possano spiegare le gravi incomprensioni che dividono la famiglia e soprattutto Marianne e i suoi figli. Il nucleo dell’indagine di Tom è il confronto con sua nonna, una ex modella che a novant’anni non manca di fascino e di voglia di sedurre gli altri, persino il suo stesso nipote. Donna carismatica ma inquietante nel suo egocentrismo misto a fragilità, Marianne è un personaggio che sembra emergere dalla scrittura per complessità e ambiguità.
“Voglio sapere cos’è
andato storto”, è l’esplicita richiesta di Tom
Fassaert, che sollecita la nonna a rivelare la sua
versione della storia, a far cadere maschere e muri che paiono
impenetrabili. “È un tuo problema”, risponde
Marianne Hertz, che acconsente a un tentativo di
riconciliazione, ma non è pressoché mai disposta a concedere il suo
animo alla telecamera.
A Family Affair, frutto di cinque anni di riprese e lavorazione, è un documentario che pone domande ma non trova risposte chiare e razionali, mettendo in questo alla prova lo spettatore. Il film di Tom Fassaert, splendidamente arricchito dagli home movie girati dal padre Rob e dalle foto di famiglia (comprese quelle di Marianne da bambina), ribadisce non solo l’impenetrabilità degli esseri umani e dei legami familiari, l’importanza di accettare il passato per vivere appieno il presente ma soprattutto l’estrema difficoltà a definire il concetto di verità, nella costruzione di un racconto così come nella realtà.