Cina, fine 1999, provincia dello Shanzi. La giovane Tao è una graziosa ragazza di Fenyang, contesa tra l’amico Liangzi, minatore nel locale giacimento di carbone e Zhang, ambizioso e spavaldo proprietario di una pompa di benzina. Di fronte alla corte sfrenata dei due amici, Tao deve compiere una scelta, una scelta che indirizzerà la sua vita verso una strada ben precisa e che condizionerà l’esistenza di tutti i protagonisti.

 

Jia Zhang-Ke firma questo lungo in tre atti che racconta le vite di personaggi specchio di una Cina a cavallo tra i due millenni, una Cina che si appresta a vivere grandi cambiamenti. Una storia che si dipana in un trentennio fatto di scelte, di amicizie che si perdono e amori che illudono, destini che sembrano prendere strade diverse per finire poi a rincontrarsi nelle situazioni e nei momenti più inaspettati. Il tutto con la Cina sullo sfondo, una Cina di provincia cui paesaggi sono dominati da grandi complessi industriali, miniere grigie e lugubri, immagine di un paese in ascesa ma non immune da squilibri sociali, povertà e giovani che guardano l’orizzonte sognando il mito americano.

La storia di Tao, Zhang e Liangzi è quella del classico triangolo amoroso destinato a rompersi per dirottare in un verso o nell’altro, storia di un’amicizia inquinata dalla gelosia, il desiderio della medesima donna. Le tre parti con cui è strutturato il film propongono tre tappe temporali diverse e cronologicamente consecutive: il ’99, il 2014 ed il 2025. Un “ieri, oggi e domani” in salsa cinese che mostra i cambiamenti portati dallo scorrere del tempo così come le abitudini, gli affetti che resistono ai mutamenti della vita.

Al di là delle montagneJia Zhang-Ke dirige in modo originale, mescolando sequenze girate con le più moderne tecniche cinematografiche ad altre girate anni fa con la sua prima videocamera digitale, un formato che cambia stringendosi ed allargandosi in base alle esigenze narrative. Una colonna sonora che abbina famosi successi occidentali come Go West dei Pet shot boys a successi popolari del pop cantonese. Se ci aggiungiamo attori non proprio del gota cinematografico d’oriente, a parte forse l’attrice e regista Silvya Chang, il risultato finale non è propriamente esaltante.

Al di là delle montagne ricorda, soprattutto nelle prime due parti, una sorta di soap opera di basso livello, salvo poi risollevarsi nell’ultima parte, indubbiamente la migliore, e questo grazie innanzitutto ad interpretazioni dignitose o più che dignitose da parte dei due protagonisti della scena: Sylvia Chang, di cui abbiamo già detto, e Dong Ziijang nei panni di Dollar, il figlio ormai quasi vent’enne di Tao. Una fotografia migliore, attori all’altezza e una sceneggiatura più intrigante riabilitano in parte, molto in parte, gli scadenti primi due atti in cui Zhang-Ke vuole forse sperimentare questa fusione di immagini di qualità e formati diversi, apprezzabile, ma ottenendo un risultato assai modesto. Anche il finale lascerà alquanto perplessi con un’ultima sequenza ai limiti del grottesco così come diverse altre scene di questo film che onestamente non ci sentiamo di consigliare ai nostri lettori.

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RASSEGNA PANORAMICA
Gianluca Chianello
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