Al Final del Túnel: recensione del film di Rodrigo Grande

Al Final del Túnel

Un martellante jazz ci accoglie dalle prime scene e ci accompagna con ritmo nella storia thriller di Al Final del Túnel, una co-produzione spagnola e argentina per la regia di Rodrigo Grande con Leonardo Sbaraglia, Clara Lago e Pablo Echarri, che figura anche tra i produttori. Presentato alla Festa del Cinema di Roma in Selezione Ufficiale e accolto da stampa e pubblico con applausi a scena aperta, risate e reazioni di sorpresa, il film è senza dubbio tra i più originali in concorso.

 

Joaquín (Leonardo Sbaraglia) è un ingegnere informatico costretto su una sedia a rotelle in una grande casa dove si sente il peso di una vita precedente. Costretto dai debiti, decide di affittare una stanza alla ballerina Berta (Clara Lago) e sua figlia Betty (Uma Salduende), che da due anni ha smesso di parlare. Una notte, mentre sta lavorando, Joaquín sente dei rumori sospetti dall’altro lato della parete e in breve tempo, grazie alla sua manualità tecnologica, riesce origliare la conversazione e a vedere tramite una microcamera cosa sta succedendo nel seminterrato accanto. Scopre così che una banda di delinquenti, guidati da Galereto (Pablo Echarri), sta scavando un tunnel per arrivare alla banca dall’altro lato della strada e fare un grosso colpo aiutati da un poliziotto corrotto. Sommerso dai debiti, Joaquín decide di scavare un entrata alternativa per batterli sul tempo nella rapina. Ma se l’ostacolo della sedia a rotelle potrebbe sembrare il più grande, la storia si complica quando scopre che Berta non è solo una ballerina…

Commedia, thriller, crime e anche momenti da classico film horror confluiscono in Al Final del Túnel, tra colpi di scena e svolte decisamente sorprendenti e originali che stupiscono fino all’ultimo minuto. Rodrigo Grande si districa in riprese difficili nel tunnel, tenendo alta la suspance dietro al protagonista paraplegico che, se di aspetto ci ricorda un George Clooney argentino, nelle azioni sembra più un incrocio tra MacGyver e il Tom Cruise di Mission Impossible. Non c’è solo mera tensione e urgenza di sopravvivere a degli eventi che si evolvono come schegge impazzite, ma grazie anche ad una sceneggiatura brillante, il regista riesce ad indagare nel modo giusto nella psiche dei protagonisti, dalla condizione “intrappolata” di Joaquín, ai conflitti interni di Berta, fino ai misteriosi silenzi di Betty.

 

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Serena Concato
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Serena Concato
Faccio parte della famiglia di Cinefilos dal 2013 per cui scrivo, intervisto e recensisco. Mi appassiona tutto lo star system, dai red carpet ai gossip, fino a sapere vita, morte e miracoli delle celebrities! Amo viaggiare e il mio desiderio più grande è trasferirmi a LA!
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