Beket di Davide Manuli: recensione del film

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In Beket Freak e Jajà si trovano in mezzo al deserto, in una terra di nessuno, ad aspettare. Ma non arriva nessuno, decidono allora di andare a cercare Godot, il dio che si è manifestato fino a quel momento solo in forma sonora. In questo viaggio incontreranno personaggi stralunati e situazioni paradossali.

 

La vita di Beket, opera seconda di Davide Manuli è già in se stessa un paradosso: partecipa nel 2011 al Festival di Locarno dove vince il premio della critica indipendente, esce in poche sale dove resta poco. Rimane un po’ nel circuito dei cineclub e delle cineteche indipendenti. Esce in home video con Rarovideo, etichetta molto attenta ai prodotti piccoli ma di valore, ed ora, a due anni di distanza dalla prima uscita in sala, riappare nel circuito delle sale della casa di distribuzione, Distribuzione indipendente.

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Beket, il film

Il film inteso come ciò che accade nella pellicola, restituisce fedelmente ciò a cui si ispira; il teatro dell’assurdità di Beckett e la sua opera più emblematica: Aspettando Godot, che narra appunto l’attesa di un dio che non arriva mai. I due personaggi nel film di Manuli non aspettano e basta, ad un certo punto decidono di agire, andare a cercare, esplorare, attraversando un deserto, quello delle terre di Sardegna e le foreste in Umbria, che non è affatto accogliente, anzi è reso ancora più desolante dal bianco e nero con cui il regista ha virato interamente, trane che per un scena, il film.

In tutto questo peregrinare appaiono personaggi alla pari di quelli che incontra Alice nel suo paese delle Meraviglie, solo con un piglio un po’ più mortifero e se possibile, più surreale, ma che allo stesso tempo lascia anche la possibilità di apprezzare alcuni cameo, come quello di Fabrizio Gifuni, nei panni di ZeroSei, che dà un passaggio ai due la cui interpretazione resta memorabile soprattutto per il birignao d’altri tempi con cui caratterizza il suo personaggio. Appaiono anche Paolo Rossi, e Roberto “Freak” Antoni, l’oracolo, che oltre ad ispirare nome e lavoro di uno dei due protagonisti, che prima di incontrare l’altro cantava in un gruppo punk, ci regala anche una versione solo voce di “Gelati”, una delle canzoni più famose del suo gruppo, gli Skiantos.

Beket è un piccolo film, girato in soli 13 giorni e montato in 10, che nonostante ciò ha avuto il plauso della critica e risulta essere sicuramente un prodotto interessante, rimane la curiosità di vedere come Manuli lavori con più soldi e più tempo. Non ci sarà molto da aspettare visto che nel frattempo il regista ha realizzato e presentato al Festival di Rotterdam dello scorso anno, la sua rilettura de L’enigma di Kaspar Hauser, per il quale ha riunito un cast sicuramente importante nel quale spicca Vincent Gallo impegnato addirittura in due ruoli.

Alice Vivona
Alice Vivona
Laureata in filmologia all'universitá Roma Tre con una tesi sul cinema afroamericano. Si guadagna il pane facendo la video editor, ma ama scrivere dei film che vede, anche su superficialia.tumblr.com Scrive per cinefilos da Settembre 2010

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