Boy from heaven, recensione del film di Tarik Saleh

Thriller ambientato in Egitto, Boy from heaven è una pellicola in ascesa nel panorama cinematografico internazionale.

Boy from heaven recensione film
Tawfeek Barhom in Boy from Heaven

Proiettato per la prima volta il 20 maggio 2022 al 75° festival del cinema di Cannes, Boy from heaven è un thriller scritto e diretto da Tarik Saleh (The contractor). Il film, ambientato al Cairo e girato ad Istambul, ha vinto il Prix du scenario a Cannes ed è stato selezionato dalla Svezia, uno dei paesi di produzione, come pellicola da presentare per gli Oscar 2023 nella sezione miglior film straniero. Nel cast ritroviamo figure nuove, poco affermate nel cinema internazionale, come Tawfeek Barhom, nel ruolo del protagonista Adam Tala, Fares Fares, il quale interpreta il colonnello Ibrahim, e Mohammad Bakri.

 

I misteri di Al- azhar

Adam Tala è un giovane egiziano, molto colto ed intelligente, ma di umili origini: proviene da una famiglia di pescatori. Tramite l’imam (guida spirituale nella religione musulmana sunnita) del proprio paese, scopre di aver ottenuto una borsa di studio per studiare nella prestigiosa università di Al-azhar, al Cairo. Quello che per lui era un sogno divenuto realtà, però si trasformerà presto in un incubo. Con l’improvvisa morte del grande Imam, si mettono in moto i meccanismi politici che si celano dietro all’elezione di cariche di un così alto grado. Zizo (Mehdi Dehbi), amico di Adam e spia per il dipartimento di Sicurezza di stato, viene ucciso nella notte. A questo punto sarà Adam a divenire gli occhi e le orecchie all’interno dell’università per il colonnello Ibrahim, per rendere possibile l’elezione del grande Imam approvato anche dal Presidente. In quanto spia, la vita di Adam ad Al-azhar diventa sempre più a rischio.

boy from heaven

Boy from heaven: movie insight

Boy from heaven è una pellicola che presenta certe sue particolarità, sia di tipo tecnico e scenografico, sia riguardo le tematiche trattate. Molto interessante è, ad esempio, la scelta di utilizzare poco background musicale durante il film. Nelle poche scene in cui è presente si tratta comunque di un semplice strumentale, ma nel complesso tale mancanza non risulta essere un difetto di Boy from heaven. Al contrario, contribuisce a creare a tratti una condizione di maggiore suspense, ed in altri casi a far emergere le preghiere dei personaggi, in un’atmosfera quasi mistica. Durante tutto il film, è possibile notare una certa attenzione ai particolari. Prima di tutto, i costumi tradizionali e l’ambiente dell’università si mantengono fedeli, anche se il regista Saleh non ha potuto girare all’interno della vera università, essendo egli bandito dall’Egitto.

Inoltre, il fotogramma verso la fine del film in cui si vede la vena della mano del generale pulsare visibilmente fa notare la cura con cui Boy from heaven è stato realizzato. Una scena così semplice trasmette al pubblico la tensione della situazione. Il generale è in un forte stato di rabbia ed ansia, che non lascia trapelare in alcun modo, se non con il semplice aumento del battito cardiaco.

In tutto Boy from heaven si ha una pressoché pura rappresentazione della cultura egiziana, senza elementi occidentali. Mentre spesso nei film italiani è molto facile trovare musiche, parole, brand stranieri, in questa pellicola si ha un maggiore focus sulla tradizione locale: musiche egiziane, testi solo religiosi, l’unica “impurità” è la presenza del Mc Donald, inserito nelle vicende. Per il resto, si mantiene un certo protezionismo culturale.

Un ritratto della cultura musulmana

Ciò che rende Boy from heaven così coinvolgente ed accattivante, specialmente per il pubblico cristiano-occidentale, è il modo in cui viene data una rappresentazione della religione musulmana sunnita. In tutto il film, l’islam si mantiene sempre centrale, anche in un ambiente che solitamente nella visione europea si distanzia un po’ dalla religione, ovvero l’ambiente universitario. Anche qui, infatti, i ritmi della giornata sono scanditi dalle ore di preghiera, a cui aderiscono tutti con particolare dedizione e devozione. Questo può portare certamente ad una riflessione riguardo la potenza stessa della fede. Per quanto ognuno eserciti la propria confessione religiosa nel modo che sente più proprio, sembra essere più raro ritrovare una fede così forte in molti cristiani. Il modo in cui l’islam è parte integrante della vita dei personaggi in Boy from heaven affascinerebbe anche l’individuo più miscredente.

Il fascino della fede, però, nel film è dipinto parallelamente anche a quelle che sono visioni estremiste, che tendono a bollare i musulmani meno praticanti come infedeli, come nel caso della Fratellanza musulmana. All’islam si contrappongono anche le esigenze politiche, per cui, infatti, si vuole manipolare l’elezione di una carica religiosa come il grande Imam.

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