January, recensione del film di Viesturs Kairišs

Un gruppo di giovani insegue il sogno del cinema e si ritrova a documentare la lotta per l'indipendenza della Lettonia, dopo la caduta del muro di Berlino.  

January recensione

In concorso alla Festa del Cinema di Roma, January di Viesturs Kairišs invita a leggere il presente attraverso la lente della storia lettone e della sua lotta per l’indipendenza, che dovette scontrarsi con l’opposizione sovietica. Il film arriva a Roma dopo essere stato premiato al Tribeca Film Festival. Il regista, diciannovenne all’epoca dei fatti narrati, attinge anche alla sua biografia. 

 

La trama di January  

Lettonia. Jazis, Kārlis Arnolds Avots, e Anna, Alise Dzene, sono due giovani lettoni. Si conoscono in una scuola di cinema e condividono la passione per i grandi cineasti. Forse, diventeranno dei registi. Jazis filma tutto ciò che lo colpisce con la piccola telecamera del padre, mentre cerca di capire chi è  e cosa fare del suo futuro. Fuori, i lettoni lottano per la loro indipendenza, che la Russia non vuole riconoscere. A casa di Jazis, sua madre e suo padre sono in perenne lite: lei lo accusa di non voler lasciare il partito comunista, neanche alla luce della posizione assunta dai sovietici e dei metodi violenti usati dai militari russi per reprimere le proteste. Nel gennaio 1991, i carri armati sovietici entrano a Riga, determinati a non concedere ai lettoni l’indipendenza. 

Un cinema militante che non dimentica la Nouvelle Vague

Viesturs Kairišs certamente non nasconde due cose di sé: l’amore per il cinema e la militanza politica. Ve ne sono in January. Si citano, ad esempio, Tarkovskij, Herzog, Jarmusch, si omaggia Godard, ispirandosi alla scena della corsa al Louvre di Bande à part. Soprattutto, si omaggiano i registi lettoni del periodo, inserendo anche il personaggio del regista Juris Podnieks, interpretato da  Juhan Ulfsak. Protagonista del film, in parte autobiografico, è una gioventù sognatrice, amante della poesia del cinema, che si scontra con la dura realtà e deve decidere da che parte stare. Kairišs ha scelto, come il suo protagonista, di raccontare ciò che ha visto, di essere in questo senso “militante”. Ha fatto così tesoro della lezione che fa pronunciare a Podnieks nel film: stare il più vicino possibile all’azione per far entrare lo spettatore in quello che sta succedendo. Kairiss però, lo fa senza dimenticare la Nouvelle Vague e le suggestioni dei grandi cinasti succitati. 

Scelte visive interessanti e di carattere

Il film è visivamente interessante perchè fa un abile utilizzo di materiale di repertorio e spezzoni girati in Super 8. Questa scelta dà carattere al film e una forte nota distintiva. Si sente la passione del regista per la materia scelta. I giovani interpreti risultano efficaci, in particolare la talentuosa Alise Dzene. Le atmosfere fine anni ’80, inizi ’90 sono molto ben ricreate, anche grazie ad una colonna sonora a base di punk e new wave lettone molto efficace.  Quelllo che succede a Jazis – alter ego del regista – poi,  è un invito a perseverare nel seguire i propri sogni, anche quando non arriva un riconoscimento, anche quando sembra che ciò che si fa non interessi a nessuno. Alla fine la passione è più forte di tutto. 

Un doppio binario

January è  un film impegnato e tristemente attuale, che nel proporsi allo spettatore non vuole però trascurare e desidera anzi trasmettere tutta la freschezza della gioventù, non senza una punta di ironia. 

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Scilla Santoro
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Scilla Santoro
Giornalista pubblicista e insegnate, collabora con Cinefilos.it dal 2010. E' appassionata di cinema, soprattutto italiano ed europeo. Ha scritto anche di cronaca, ambiente, sport, musica. Tra le sue altre passioni, la musica (rock e pop), la pittura e l'arte in genere.
january-recensione-del-film-di-viesturs-kairissJanuary è  un film impegnato e tristemente attuale, che nel proporsi allo spettatore non vuole però trascurare e desidera anzi trasmettere tutta la freschezza della gioventù, non senza una punta di ironia.