Il regista di Open Arms – La legge del mare torna sul grande schermo con un lungometraggio toccante e in grado di parlare, di nuovo, al cuore delle persone. Bus 47 è il racconto di un atto di dissenso pacifico e del movimento popolare di quartiere che trasformò per sempre nel 1978 la città di Barcellona. Basato su fatti accaduti e recitato principalmente in catalano, in Spagna è stato un grande successo di botteghino ma anche di premi infatti si è aggiudicato ben cinque premi, anche quello per miglior film, durante la 39° edizione dei Goya, i principali riconoscimenti del cinema spagnolo.
La trama di Bus 47
Questo film si apre con un prologo ambientato nel 1958, durante la Spagna franchista, dove molti spagnoli si sono sono rifugiati sulle colline intorno a Barcellona. Il quartiere in questione è Torre Barò, le prime scene ambientate negli anni Cinquanta, opportunamente in tonalità seppia e inquadrate in un formato squadrato, raffigurano l’accoglienza che i nuovi arrivati ricevettero dalla polizia locale, che aveva l’ordine di demolire qualsiasi edificio incompiuto non conforme alle normative. Le strutture vennero quindi costruite durante la notte, in un turbine di code per mattoni e sacchi di cemento, poiché non ci sarebbe stata alcuna clemenza dall’altra parte, dato che le forze dell’ordine sarebbero arrivate la mattina successiva.
Il film poi salta avanti di ben vent’anni, siamo nel 1978 e la Spagna sta in pieno cambiamento verso un governo democratico ma c’è ancora tanto da lavorare. Il protagonista Manolo Vital, interpretato da Eduard Fernández, è uno dei tanti abitanti di Torre Barò che lavora in città, infatti l’uomo sposato e con una figlia grande è un autista dei bus cittadini della linea 47. Manolo è un cittadino modello e conosciuto da tutti i passeggeri della suo autobus ma anche papà e marito amorevole e con un senso per la solidarietà tra gli amici. Nel quartiere il signor Vital è visto in qualche modo come una figura autorevole e l’unico in grado di cambiare le sorti di un luogo che sembra dimenticato dal consiglio comunale. Vivere a Torre Barò non è facile anche perché è assente un servizio di trasporto pubblico, il protagonista frustrato dalla burocrazia del governo catalano, dalla possibilità di essere licenziato e da una tragedia nella sua comunità, decide di compiere un piccolo atto di disobbedienza civile che avrà un impatto enorme.

L’autista un giorno come tanti decide di dirottare il suo Bus 47, con dei cittadini inclusi su fino alla sua casa, mostrando così a chi lo governava che non era vero che le strade erano inagibili. Nel film alla storia è stata concessa con qualche libertà, in quanto la posizione di Manolo come rivoluzionario pressoché solitario, invece nella realtà la comunità più ampia e fu molto più coinvolta negli eventi che portarono alla completa assimilazione di Torre Baró a Barcellona. Il film si conclude con i titoli di coda che mostrano il vero signore Vital e vari filmati d’archivio con il celebre bus che ha cambiato le sorti della società migliorandone il futuro.
Un atto di ribellione pacifica
Conosciamo tutti il gesto rivoluzionario di Rosa Parks, quello di non cedere il suo posto ad un giovane uomo bianco, una scintilla che avrebbe acceso il movimento statunitense contro le leggi discriminatorie in qualche modo Bus 47 racconta qualcosa di simile. Nel film assistiamo ad una parte di cittadini della grande metropoli che stava diventando Barcellona che vengono discriminati non per il colore della pelle ma per altri motivi e uno di loro stanco ha deciso di ribellarsi. Manolo Vital interpretato da Eduard Fernández, che torna a farsi dirigere da Marcel Barrena dopo l’ottimo Open Arms – La legge del mare, in ruolo che carismatico e nelle sue corde che rappresenta al meglio un vero e proprio simbolo positivo del popolo. Da segnalare anche le ottime interpretazioni di Clara Segura, come la moglie Carme di Manolo una ex suora, e quella di Salva Reina nei panni dell’amico Felipín, i due si sono giudicati entrambi il Goya una come Migliore attrice non protagonista e l’altro come Migliore attore non protagonista.
Un dramma del passato che parla al presente
Bus 47, scritto dal regista con Alberto Marini, è un film delicato e toccante tanto modesto nella sua portata ma pure attuale e che si basa su una storia personale. Il racconto di un eroe locale che ha rischiato di perdere il lavoro e di essere condannato al carcere per aver preso una coraggiosa posizione contro la mancanza di servizi, mentre il governo e il mondo aziendale sembravano sempre più distanti dalle preoccupazioni della gente comune, questo film suonerà sicuramente in molti di noi. Bus 47 conferma quello che abbiamo assistito noi in Italia con C’è ancora domani, di quanto le storie del passato posso aiutare il nostro presente anche portando al cinema un pubblico critico e attento ai messaggi sociali.
Bus 47
Sommario
Bus 47 è un film che trasuda autenticità e che mostra quanto il cinema è politico ed è ancora in grado di parlare alle persone. Un racconto nazional popolare spagnolo di un eroe locale ma che mostra dei messaggi universali per un pubblico critico.
