Calcinculo: recensione del film presentato a Berlino

Giovedì 24 marzo arriva in sala Calcinculo, pellicola dalle tinte scure che parla di adolescenza, omosessualità, disturbi alimentari e amore.

calcinculo recensione

Con un film che riesce ad arrivare alla sezione Panorama del Festival di Berlino 2022, Chiara Bellosi dirige un cast scarno di personaggi ma fatto da grandi personalità. Calcinculo è un dramma intimista e profondo, costruito sui silenzi, sulle musiche e sui due protagonisti: Benedetta (Gaia Di Pietro) e Amanda (Andrea Carpenzano). Con la sua seconda opera, Chiara Bellosi scende in profondità e raccontan onestamente il disagio adolescenziale più profondo e la crisi esistenziale vissuta dai personaggi principali.

 

Calcinculo la trama del film

Benedetta (Gaia Di Pietro) ha 15 anni. Vive in un costante senso di inadeguatezza e disagio: a scuola passa il tempo con un’unica amica, a casa rimane in disparte, oscurata dalle discussioni tra i genitori e dall’effervescenza delle due sorelle minori. L’unico sfogo di Benedetta sembra essere il cibo: mangiare di nascosto è il suo illusorio conforto. Nella noia quotidiana della periferia di Roma in cui vive Benedetta, l’arrivo delle giostre porta una ventata d’aria fresca: tra i giostrai c’è Amanda (Andrea Carpenzano), un ragazzo che ha adottato un nome femminile. Amanda si mostra subito curiosa e amorevole nei confronti di Benedetta, generando in lei una serie di emozioni mai provate prima.

Tra i due si instaura così un rapporto strambo fatto di contrasti, cattive influenze, sentimenti sbilanciati. Per quanto sbagliato, tutto ciò fa sentire Benedetta finalmente viva, libera e sé stessa.

Alla ricerca della leggerezza

Benedetta e Amanda sono una l’opposto dell’altra: la prima è timida e silenziosa, la seconda è appariscente e parla costantemente. La prima è ingenua, la seconda è fin troppo maliziosa, la prima è in carne, la seconda è pelle e ossa. Nonostante tutte le differenze, entrambe sono in cerca di leggerezza: leggiadria per l’anima e per il corpo.

L’intero film gioca sul tema della leggerezza: le farfalle di tulle create da Amanda, il tema della danza, ma anche la giostra del ”calcinculo” evocano la spensieratezza. Tutti questi elementi stridono con Benedetta: la pesantezza che adombra la sua anima è ben espressa dal corpo della ragazza. Il modo in cui la regista sceglie di mostrare il disagio psicologico della protagonista, per metafore e contrasti, è efficace e potente.

Il cibo come estremo rifugio

Alla leggerezza si lega anche il discorso dei problemi con il cibo di Benedetta. Il tema dei disturbi alimentari è affrontato, ma non è il centro di Calcinculo. Si parla di abbuffate, di diete, di commenti sgraditi, ma anche e soprattutto di cosa spinge Benedetta a cercare rifugio nel cibo.

Il rapporto con la madre, interpretata da Barbara Chichiarelli, è uno dei filoni principali del film. Benedetta cerca costantemente l’affetto e l’accettazione da parte della mamma, una donna che, tra la frustrazione e le preoccupazioni quotidiane, fatica ad esprimere l’amore per la figlia. Chichiarelli è un personaggio potente ed efficace, una mamma realistica della provincia romana. E, come ogni genitore di fronte al figlio adolescente, tenta di aiutare la figlia, ma sbaglia sempre.

Calcinculo è un racconto muto di parole, ma non afono

Calcinculo è un racconto estremamente descrittivo. I personaggi parlano poco, mentre la potenza drammatica è espressa dalle immagini didascaliche che mostrano la quotidianità di Benedetta e la stravaganza della vita di Amanda. Entrambi gli attori interpretano il proprio personaggio più con il corpo che con la voce: dai movimenti semplici, all’abbigliamento, dalle acconciature fino ai balli più sfrenati.

La cinepresa gira con delicatezza attorno agli attori, mostra tutto, ma da un punto di vista sempre discreto. Chiara Bellosi, con l’ausilio di Gaia Di Pietro, attrice esordiente, e Andrea Carpenzano, ribadisce come si possa fare cinema senza dover dire tutto a parole. La sceneggiatura, un lavoro a quattro mani di Maria Teresa Venditti e Luca De Bei, per quanto poco densa è ben fatta ed è ricca di frasi potenti che colpiscono come frecce i personaggi a cui vengono rivolte (e lo spettatore). Nel film grande rilievo viene dato all’espressività della musica che fa danzare le scene e, letteralmente, gli interpreti. Anche nelle note, c’è tutta la ricerca di leggerezza di Calcinculo.

La femminilità: scoperta e cercata

Calcinculo parla di femminilità. Benedetta è un’adolescente che scopre il suo corpo. Inizialmente se ne vergogna, si nasconde ma, grazie a Amanda, impara a vedere in sé stessa la bellezza. Come spesso accade per chi soffre di disturbi alimentari, Benedetta è in disperato bisogno di amore, ha un vuoto dentro che va nutrito, e non per forza con il cibo.

Amanda sembra in grado di dare a Benedetta questo amore, ma anch’essa ne è in cerca. Il nome che ha adottato significa proprio questo: ”colei che deve essere amata”. Amanda vuole essere accettata come donna, grida al mondo la sua femminilità con i vestiti e con gli atteggiamenti. Calcinculo è quindi la storia di due anime spezzate, una storia ”d’amore” che non può realmente esistere perché assurda e pericolosa: un film vero e, come la vita, a tratti spensierato, a tratti straziante.

- Pubblicità -