Christine Cristina: recensione del film di Stafania Sandrelli

Christine Cristina

Rime baciate, conflitti, fame e miseria per questo film Christine Cristina che segna l’esordio alla regia di Stafania Sandrelli. Si racconta la vita di Cristina da Pizzano, nata a Venezia nel 1364, figlia di un astronomo chiamato alla corte di Carlo V re di Francia.

 

A causa della guerra scoppiata tra Borgognoni e Armagnacchi, Cristina rimane vedova e con due figli da mantenere, inizia così una vita di stenti dove cerca in tutti i modi di far fronte alle difficoltà. Grazie all’aiuto di un’amica sposata con Charleton, un cantastorie che si guadagna da vivere strimpellando versi nelle locande, ed al prelato Jean de Gerson riesce a coronare il suo sogno di scrivere e vendere libri di poesie. Ma essendo la sua un arte irriverente e sprezzante del potere, la donna viene accusata di eresia e di oltraggio.

Certo l’intento della Sandrelli era ottimo, rappresentare una donna che grazie al suo coraggio, alla sua forza d’animo ed anche alla sua grazia riesce (prima nella storia!) a vivere vendendo i suoi versi…purtroppo però il risultato non è dei migliori. L’impresa, infatti, risulta alquanto difficile sapendo che rappresentare una donna con una storia come quella di Cristina, ambientata nel Medioevo non è di facile realizzazione, per di più sapendo che non è un genere che attira molti spettatori. Certamente ha i suoi lati positivi, i costumi per esempio sono molto realistici, così come le ambientazioni in parte ricreate con studi riciclati di Cinecittà e in parte sono invece luoghi tipicamente medievali che in Italia di certo non mancano. Così come ottima è la performance di Alessandro Haber, perfetto nei panni del cantastorie perennemente sbronzo ma con il cuore da poeta, e di Roberto Herlitzka fantastico nei panni del supremo rettore dell’università di Parigi, riesce a rappresentare benissimo il personaggio servo delle ragioni di stato ma affascinato dall’arte popolare e beffarda della poetessa.

Christine Cristina, il film di Stafania Sandrelli

Per quanto riguarda gli altri attori forse non è completamente da addossare a loro la colpa, ma più che altro alla sceneggiatura che presenta Cristina/Amanda Sandrelli fin troppo leggiadra, soave e quasi eterea, come se non fosse umana, mancano emozioni forti che generano reazioni altrettanto forti, mancano scene di violenza tipiche di quell’apoca che facciano reagire la protagonista con quella determinazione che, proprio per la sua storia, avrebbero potuto risultare più realistiche. Così come Jean de Gerson/Alessio Boni risulta troppo composto, troppo rigido nei suoi panni di prelato. Come detto sarà colpa della sceneggiatura che non ricrea pienamente le atmosfere di paura e miseria medievali, non si vedono, infatti, scene di conflitto, di battaglie tra le due fazione della guerra civile che potevano invece far immedesimare maggiormente lo spettatore. Anche i dialoghi tra i protagonisti per lo più fatti in rime baciate appesantiscono e rendono noiosa la visione del film che oltretutto dura ben 92 minuti!

In conclusione si può dire che se la storia poteva risultare interessante, per un esordio alla regia era forse troppo, e nonostante la scelta sia stata coraggiosa, Stefania Sandrelli non è riuscita pienamente nel suo intento.

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