Arriva anche nel Bel Paese il quinto episodio di una delle saghe action più esilaranti degli ultimi trent’anni, stiamo parlando del mattacchione John McClaine (alias Bruce Willis) e di Die Hard, in questo nuovo episodio intitolato Die Hard – Un buon giorno per morire, diretto dal regista John Moore.

 

Come già anticipato in Die Hard – Un buon giorno per morire, Bruce Willis ritorna a vestire i panni di John McClane, il suo ruolo più iconico, il “vero” eroe con le abilità e l’attitudine a rimanere sempre l’ultimo uomo sul campo. Questa volta, il poliziotto che non fa prigionieri si ritrova veramente nel posto sbagliato al momento sbagliato, dopo aver viaggiato fino a Mosca per aiutare suo figlio, Jack. Con la malavita russa alle calcagna, e in corsa contro il tempo per evitare una guerra, i due McClane scopriranno che i loro metodi contrapposti li faranno diventare degli eroi inarrestabili.

Die Hard – Un buon giorno per morire, il film

Era il 1988 l’anno in cui usciva al cinema per la prima volta Trappola di cristallo, primo volta che l’inossidabile McClaine si improvvisava eroe, vero eroe e protagonista di una saga che racchiudeva in perfetto stile americano azione, tensione e ironia, con un equilibrio invidiabile ed un successo incredibile. Poi fu la volta del secondo e terzo capitolo, legati ad un certo cinema che per stile e per tematiche era profondamente legato agli anni 90’ che rendono ancora oggi i film unici. Nel 2007 invece arriva il quarto capitolo, Die Hard – Vivere o morire, un film accolto con qualche timore ma che ha sorpreso un po’ tutti per l’azione, tensione e divertente ironia, tanto da acclamare a gran voce un quinto episodio che prontamente arriva in questo periodo nelle sale.

Purtroppo però, della saga rimane ben poco e quel cocktail esplosivo fa cilecca. Il limite più grande di Die Hard – Un buon giorno per morire è certamente una regia precaria nella messa in scena delle sequenza d’azione e addirittura esageratamente concitata in alcuni frangenti della storia, con primi piani sempre fuori asse e un continuo mood sporcato che a lungo andare diventa irritante.

C’è da dire che la scelta di John Moore per questo quinto capitolo, sorprese già all’epoca dell’annuncio, e quei timori e quelle paure suscitate dalla sua precedente prova incolore in Max Payne, vengono tutte confermate con la visione del film. Passa quindi quasi in secondo piano anche l’insufficienza di una sceneggiatura che sembra essere improvvisata, seguendo alcuni stilemi troppo reiterati nella recente storia del genere e che hanno ormai assuefatto ogni possibile tipologia di spettatore fruente. Vien da sé che il film si dimostra essere un’incompiuta e poco riuscita continuazione di una storia, o meglio di un personaggio che merita qualcosa di meglio, soprattutto per il buon risultato ottenuto con il quarto capitolo.

L’appello da fare, almeno per chi è fan della saga è quello rivolto ai produttori, che se dovesse esserci (come sembra Leggi qui) un sesto capitolo, che sia degno della saga e che rispetti le aspettative che fino al quarto capitolo il franchise ha confermato.

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