Don’t move: recensione del nuovo film con Finn Wittrock

Thriller denso di suspense, disponibile dal 25 ottobre su Netflix.

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Il tema del rapimento sembra essere stato estremamente sviluppato nel corso degli anni nel panorama cinematografico. Si tratta talvolta di pellicole molto avvincenti, dense di suspense e successivamente vincitrici anche di diversi riconoscimenti, quali Il silenzio degli innocenti. Don’t move presenta un pattern simile a molti altri film dello stesso genere: il rapimento di una giovane donna da parte di un sociopatico. Diretto da Brian Netto e Adam Schindler e prodotto da Sam Raimi (Spider man), Don’t move presenta un cast formato da attori ben noti nel panorama cinematografico internazionale: Finn Wittrock (La grande scommessa, acque profonde) interpreta qui il protagonista Richard, mentre Kelsey Asbille (Fargo, Yellowstone) è nel ruolo di Iris.

 

Don’t move: il rapimento

E’ mattina presto: Iris lascia il suo letto quando ancora tutti dormono con il solo scopo di dire addio a questo mondo. L’improvvisa morte de figlio Mateo ha fatto si che lei non riuscisse ad avere più alcuna gioia nel continuare a vivere. E proprio nel momento in cui sta per buttarsi giù dallo stesso dirupo da cui era caduto il suo bambino un giovane la convince a continuare a vivere.

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Una volta scesi dalla  montagna però, lui la addormenta con un taser e la rapisce: qui ha inizio l’incubo di Iris. Per quanto la donna riesca a liberarsi e a scappare dal proprio aguzzino, la potente droga che lui le aveva iniettato le avrebbe bloccato le funzioni motorie in meno di venti minuti. Inizia così una terribile corsa per salvarsi la vita.

Le occasioni per scappare, salvarsi o essere salvata sembrano essere diverse per Iris, ma Richard sembra sempre avere la meglio.

Kelsey Asbille in Don't Move (2024)
© Vladislav Lepoev—Netflix

Don’t move: una nuova voglia di vivere

Primo elemento interessante che si riscontra in Don’t move è come, mentre all’inizio del film Iris è sul punto di togliersi la vita, nel momento in cui Richard la rapisce per essere lui a ucciderla lei scappa. Certo, è da considerare che, trattandosi di un killer psicopatico, l’assassinio di Iris sarebbe stato solo l’atto finale. Ciononostante, la donna ha diverse occasioni per raggiungere il suo intento iniziale, ma non si suicida.

Da quando Richard la rapisce è come se Iris avesse recuperato la voglia di vivere, e proprio per questo lotta con ogni sua forza per cercare di sfuggire al terribile destino che l’assassino gli vuole riservare.

Questo diventa quindi un punto di riflessione sulla stessa psiche umana: nel vedere mettere a rischio seriamente la propria vita, lo spirito di sopravvivenza prende il sopravvento. Don’t move non si differenzia in molto da altre pellicole più o meno famose sullo stesso genere, se non per questo elemento.

Don't Move Finn Wittrock
© Vladislav Lepoev—Netflix

Giocare a fare Dio

Don’t move si focalizza totalmente su Iris e Richard, delineando gli stati d’essere di entrambi. Di conseguenza, permette allo spettatore di comprendere meglio anche il modo di pensare di Richard. L’assassino sembra essere un chiaro esempio di psicopatia: ha un deficit della mentalizzazione altrui, ovvero non riesce a provare empatia, non è un soggetto delirante, agisce senza alcun senso di colpa, vedendo gli altri esseri umani come meri oggetti da usare a proprio piacimento.

Richard sembra agire sistematicamente, avendo un modus operandi ben chiaro: sappiamo che il suo target sono solo donne, lui stesso afferma di non aver mai ucciso un uomo. Sceglie i fine settimana per divertirsi nelle sue sevizie perché passa il resto della settimana con sua moglie e sua figlia: ciò indica che solitamente vive una vita normale, all’insaputa di tutti.

Il motivo per cui lo fa ci viene spiegato direttamente dalle sue parole. Dopo la morte di Chloe, lui si finalmente sentito “ricollegato”: vederla morire ha sbloccato qualcosa in lui, qualcosa che aveva sentito rimanere latente fino a quel momento. Poter vedere una persona morire lo aveva emozionato a tal punto da voler rivivere quello stato d’animo. Il punto focale della sua perversione è proprio “giocare a fare Dio”, ovvero avere la vita di una persona tra le proprie mani, per poi vederla morire.

Don’t move è in definitiva un thriller molto forte, caratterizzato da un clima di crescente suspense e tensione. Partendo da un silenzio quasi inquietante nei primi minuti del film, già con l’inizio dei titoli di testa il cuore degli spettatori fa un sobbalzo. Così le prime scene in cui Richard riesce a convincere Iris a non suicidarsi e i due scendono insieme come due amici giù dalla montagna restano solo un ricordo lontano.

Don't Move
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Sommario

Dont’ move è un thriller coinvolgente e denso di suspense, con pochi elementi di originalità rispetto a pellicole dello stesso stampo.

Ilaria Denaro
Ilaria Denaro
Laureata in Scienze politiche e delle relazioni internazionali all'Università degli studi di Messina e studentessa di relazioni internazionali alla Sapienza, ha iniziato la propria attività da redattrice nella testata multiforme dell'Università di Messina, per poi entrare a far parte della redazione di Cinefilos nel 2022.

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