The Eagle: recensione del film di Kevin Macdonald

The Eagle

Dopo l’Oscar e un paio di film ben assestati (L’Ultimo re di Scozia e State of Play), Kevin MacDonald cambia registro e si dedica ad una storia del sapore epico, lontana nel tempo e ambientata in uno spazio sconosciuto, la Britannia del II secolo d. C. Il film è tratto dal romanzo La legione scomparsa e fa parte di tutto quel genere ad ambientazione romana che è sempre stato amato oltreoceano. The Eagle però non è un film che racconta di combattimenti e carneficine, ci sono anche quelle, certo, ma il suo nodo centrale è una ricerca, la volontà di un uomo solo di portare a termine un compito.

 

In The Eagle un’intera legione romana si perde nella Britannia. Un centurione lascia cadere in mano ai nemici l’insegna della sua legione, l’aquila, simbolo di Roma. Il suo onore è perduto. Dopo molti anni, il figlio di quello stesso centurione, affronterà terre selvagge e popoli violenti per riportare a Roma quell’aquila e riabilitare così l’onore della sua famiglia agli occhi dell’Impero.

Quest’uomo è Channing Tatum, abbastanza convincente nell’armatura di Marco Flavio Aquila, centurione temerario e devoto alla Patria. Accanto a lui c’è Jamie Bell che interpreta lo schiavo e poi amico Esca ed offre un’interpretazione nella norma.

Per molti versi The Eagle ricorda altro di già visto e sentito, a partire dalle scene d’inseguimento attraverso altipiani rocciosi, che fanno venire in mente colossal di ben altra fama (le pianure di Rohan vi fanno venire in mente qualcosa?). Per quanto l’approccio al genere sia insolito il film sembra stagnare nella parte centrale, diventando prolisso nel momento in cui l’azione avrebbe richiesto più brio. Anche la ricerca dell’eroicità nelle gesta è quasi scansata laddove si prediligono i piani ravvicinati e i dettagli alla visione d’insieme delle scene più cruente.

Lo stesso dicasi per il parsimonioso accompagnamento musicale, che riecheggia di più nei rituali magici e/o religiosi che nei momenti più incisivi e narrativamente fondamentali. Interessante invece la dinamica che il regista ricrea tra i due protagonisti: il machismo tipico della rappresentazione romana classica del cinema viene sostituito con un rapporto viscerale e violento ma anche silenziosamente erotico, senza risultare retorico né scontato, che arricchisce la filmografia dei due giovani attori di una buona prova per entrambi.

Purtroppo però nell’insieme il film sembra disorientato e nell’esigenza ripetitiva di ribadire l’importanza dell’onore per un centurione finisce per sacrificare trame e dinamiche narrative che l’avrebbero sicuramente arricchito.

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