Era tanto tempo che la Disney Pixar non si concedeva il confortante e tradizionale lusso di una storia d’amore classica nei suoi lungometraggi animati, ma con Elemental torna a una dimensione semplice e diretta di narrazione, un racconto che rievoca il classico Romeo e Giulietta in un mondo di forze… elementali.
Elemental, la trama
La storia è quella di Ember, giovane e fumante ragazza di fuoco, che è destinata a rilevare il negozio del padre. L’uomo ha sacrificato tutta la sua vita, le sue origini, il suo passato, pur di trovare un posto nel mondo in cui costruire un futuro solido per la sua famiglia. E al sopraggiungere della vecchiaia, si sente pronto a cedere il suo posto alla figlia… o quasi. Il problema è che insieme all’insorgere dei primi acciacchi arriva nel suo negozio, inatteso e non invitato, anche Wade, un ispettore delle tubature, un ragazzo emotivo e molto dolce, fatto di acqua. Acqua e fuoco, non c’è combinazione peggiore, a quanto pare, ma la natura dei loro elementi opposti non scoraggia Wade, che è ormai completamente innamorato di questa fiamma luminosa e tenace.
Dopo una lunghissima gavetta e la finalizzazione della regia di Il Viaggio di Arlo, Peter Sohn arriva finalmente a dirigere il suo primo lungometraggio Pixar, pescando a piene mani dal suo background personale. Figlio di immigrati coreani, ha vissuto un’infanzia e un’adolescenza da semi-espiantato, dovendo costruire da solo la sua stessa storia, testimone consapevole degli sforzi e dei sacrifici che i genitori hanno fatto per crescere lui e suo fratello nel Bronx, lontanissimo dalla Corea. La sua storia si è conclusa con un felice matrimonio con una donna di origine italiana, e sebbene Corea e Italia forse non siano così agli antipodi come sicuramente lo sono l’acqua e il fuoco, la sua parabola non è molto diversa da quella di Ember.
Grande umanità e sentimenti universali
La forte componente auto-biografica della storia di Elemental la rende quindi molto accessibile al pubblico. Quella di Ember è una vicenda archetipica in cui l’adolescente deve lasciare il nido e decidere, eventualmente, di seguire la propria strada invece che quella che i genitori hanno immaginato e costruito per lei. Non solo, Ember deve anche imparare a correre il rischio, a fidarsi di un altro elemento, di aprirsi a una natura così tanto diversa dalla sua: Wade infatti non solo è acqua a differenza di lei che è fuoco, ma è anche aperto, sensibile e terribilmente emotivo, cosa che Ember, per carattere e per l’esempio dei genitori, ha sempre evitato, preferendo tenere dentro tutte le sue paure e le sue emozioni.
Elemental racconta anche di mondi che collidono, di differenze che si impara a superare e di convivenza tra diversi, di coesistenza. Sì, anche di questo, come se gli altri aspetti non fossero già abbastanza strutturati e archetipici da costruirci intorno una storia. Per fortuna le ricchezza delle immagini, di Elemental City, delle animazioni, soprattutto la bellezza della fiamma di Ember, nel film, incantano gli occhi e la genuinità delle emozioni esposte inumidisce gli occhi.
Gli elementi diventano personaggi
L’aspetto tecnico è la componente di maggiore interesse in Elemental. La resa dei personaggi composti unicamente da elementi naturali (acqua, fuoco, terra e aria) senza una struttura fisica a sostenerli sembra davvero un unicum, una prima volta per il cinema e ci conferma che, nonostante qualche anno di incertezza e delle produzioni recenti che non sono al livello dei classici d’animazione che lo studio ha generato all’inizio della sua attività, la Pixar è ancora una fucina di eccellenze tecniche, che forse deve di nuovo imparare a porre la sua attenzione sulla storia, sui suoi elementi, appunto, senza per forza sentire la necessità di spuntare caselle di contenuto.
Elemental sembra un passo avanti dal punto di vista tecnico, rispetto al recente passato dello studio, benché si affatichi a inseguire troppi temi che poi non trovano il giusto spazio nel corso del film.