Frozen: recensione del film di Adam Green

Frozen film

Il prossimo 25 marzo uscirà nelle sale Frozen un film di Adam Green che sconvolgerà lo spettatore per le scene dall’alto contenuto drammatico e dal forte impatto visivo. Prodotto dalla “A bigger boat/ariescope pictures” e distribuito in Italia dalla neonata M2 Pictures Frozen non può essere considerato un semplice horror in quanto la storia raccontata non ha nulla di assurdo.

 

In Frozen tre giovani amici decidono di trascorrere la domenica sciando sulle piste di una piccola e poco rinomata località montana. Joe (Shawn Ashmore) accetta malvolentieri di condividere la giornata con la nuova ragazza di Kevin (Dan Walker), amico di una vita, con il quale era solito trascorrere quel tradizionale appuntamento sulla neve. La ragazza in questione, Parker (Emma Bell), deve quindi affrontare le difficoltà nel rimanere in equilibrio sullo snowboard oltre che le velenose battute di Joe che cova per lei il risentimento tipico dell’amico “geloso”.

Le ore trascorrono più o meno serene, tra qualche risata, ricordi d’infanzia e qualche momento di vaga tensione per l’insofferenza di Joe verso quel terzo incomodo che impedisce a lui e a Kevin di affrontare le piste più stimolanti e difficili. Giunge la sera e con lei l’imbrunire, l’impianto sciistico sta per chiudere e le piste sono ormai quasi deserte. I tre amici vogliono fare l’ultima discesa ed implorano l’addetto all’impianto di concedergli l’ultima salita; ottenuto il favore i tre siedono sulla seggiovia ignorando quello che il destino ha serbato per loro.

Richiamato dal capo in ufficio, l’addetto all’impianto viene sostituito da un collega avvisato della presenza dei tre ma una sfortunata coincidenza genererà l’inconveniente fatale. L’impianto viene chiuso, le luci sulle piste si spengono e gli addetti lasciano gradualmente l’impianto che riaprirà solo il venerdì successivo; Joe, Kevin e Parker sulla seggiovia a metà percorso, ancora incapaci di comprendere quello che sta accadendo. Con il lento passare delle ore i tre ragazzi, bloccati sulla seggiovia, realizzano di essere stati abbandonati e al contempo di essere in grave pericolo di vita. Impossibile sopravvivere al rischio di congelamento che sarebbe inevitabile durante quei cinque giorni, impossibile illudersi di poter sopportare quelle rigide temperature.

Il panico iniziale lascia gradualmente spazio all’istinto di sopravvivenza ed è così che i tre cercheranno in tutti i modi di vincere la morte combattendo con ogni mezzo per la propria vita. Sequenze dall’alto contenuto drammatico si alterneranno ad altre di rara crudezza, la morte sempre incombente per il gelo insopportabile non sarà l’unico    pericolo da affrontare, l’unico ostacolo tra loro e la sopravvivenza. La montagna nasconde innumerevoli insidie e continue minacce ed ogni ora ed ogni minuto in più sono un passo verso la fine.

Adam Green e Peter Block, due nomi che da soli dovrebbero mettere in guardia lo spettatore su quello che questo film ha in serbo per lui. Frozen non tradisce le attese ma forse va anche oltre le aspettative; Green, regista e sceneggiatore, impacchetta un horror anomalo in cui non troviamo gli ingredienti tipici del genere come in Hatchet, suo precedente successo del 2007, ma ci presenta un film che “non spaventa e turba il pubblico con le tipiche convenzioni della violenza” afferma il regista stesso “ma con un’aurea di terrore generale ti ricorda incessantementequesto potrebbe accadermi davvero”.

Ed è proprio questo l’aspetto che rende Frozen una successione di sequenze sempre al limite della tensione ma una tensione imperniata di angoscia crescente, di ansia costante. “Questo film non farà ridere, gridare ed esultare il pubblico di appassionati dell’horror come il primo lavoro Hatchet” continua il regista “ma descrive una situazione cruda e inquietante: tre giovani nel tentativo disperato di sopravvivere a una situazione reale senza apparente via d’uscita”.

Frozen è una storia che sconvolge per il suo drammatico realismo e per non sconfinare mai nell’assurdo o nell’inverosimile; la crudezza di alcune sequenze ricorda lo splatter dei film dell’orrore a cui Green è inconsciamente legato ma la drammaticità che accompagna la vicenda è costruita attraverso lo studio dei personaggi e della loro personalità. Green si pone l’intento di toccare le paure più primordiali e attraverso esse provocare nel pubblico le ansie più forti e autentiche; l’istinto di sopravvivenza, l’eterna lotta dell’uomo contro la natura, il rifiuto di abbandonarsi ad una morte sicura e inevitabile. Frozen ha la qualità di trascinare lo spettatore all’interno del dramma, di farlo sentire parte della vicenda, di creare una graduale complicità con i personaggi protagonisti della storia.

Come lo stesso regista rivela, il realismo delle sequenze è ottenuto anche grazie alla scelta di Green di girare tutte le scene sul posto e non nel chiuso di uno studio:”gli attori e la troupe erano veramente lì, a 15 metri d’altezza. Il tempo, il freddo e gli elementi che abbiamo affrontato erano tutti reali”conferma il regista stesso. Questa rischiosa scelta che ha messo in pericolo l’incolumità degli attori, è stata subito accolta con entusiasmo dalla produzione ed in particolar modo da Peter Block. Block è un produttore che, in questi anni,  ha legato il proprio nome ad altri film di successo che hanno suscitato nel pubblico ansie e paure a grandi dosi, tra questi ricordiamo su tutti Saw – l’enigmista e sopratutto Open water che con Frozen presenta diverse affinità.

Una nota di commento la meritano i tre giovani protagonisti che hanno da subito sposato con entusiasmo il progetto di Green non esitando a dare la propria disponibilità nel girare le scene sulla seggiovia a 15 metri di altezza e a temperature proibitive. Sia Ashmore che Zegers e la Bell interpretano con passione e trasporto le rispettive parti contribuendo non poco alla drammaticità di molte sequenze. Frozen è un film non certo adatto a tutti ma solo a coloro avvezzi a certi eccessi del genere horror ma che, al contempo, saprà anche commuovere e coinvolgere lo spettatore, un film asciutto e diretto, un film che non potrà lasciare indifferenti.

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