Gifted – Il dono del talento: recensione del film con Chris Evans

Gifted – Il dono del talento

Dopo la parentesi supereroistica, tragicamente naufragata, Marc Webb torna ai film più piccoli che sembrano rispecchiare meglio il suo approccio al cinema e alle storie, lo fa in questo caso con Gifted – Il dono del talento, un film a metà tra dramma e commedia che scalda il cuore ma pone anche le basi per importanti riflessioni sulla natura del talento, quello straordinario e “superiore”.

 

Gifted – Il dono del talento trama

Frank Adler vive con una bambina di otto anni, è sua nipote Mary, lasciatagli “in eredità” dalla sorella, genio matematico che non ha retto il peso della responsabilità di essere così tanto fuori dal comune. Quando la bambina è costretta ad andare a scuola con gli altri suoi coetanei, la realtà viene a galla: Mary è dotata di un’intelligenza rara, una specie di superpotere, lascito probabilmente dell’altrettanto geniale madre. Quando interviene la dispotica madre di Frank, nonna di Mary, per offrire alla bimab un’educazione superiore che non sprechi il suo dono, l’uomo sarà messo di fronte a una scelta importante per sè e per la vita della nipote.

Webb si appoggia alla presenza scenica di Chris Evans, che spogliato del ruolo di Captain America riesce finalmente a offrire una performance convincente, per raccontare una storia sul valore della formazione, sull’importanza di vivere la propria età e sul dovere che si ha nei confronti dei propri talenti.

La piccola Mary, interpretata dall’incredibile McKenna Grace, è una bambina superdotata, ha una mente eccelsa, straordinariamente portata per i calcoli e la matematica, anche più avanzata, eppure resta una bambina che ha voglia di giocare e di coccolare il suo gatto rosso senza un occhio.

Divisa tra le sue due nature: quella del genio, supportata dalla nonna, e quella della semplice bimba, che è invece coltivata dallo zio, Mary si trova a fare i conti con una scelta complicata, attirata dagli studi superiori dalla sua mente frenetica, ma anche desiderosa di avere amici e di giocare, semplicemente.

Chris Evans nel primo coinvolgente trailer di Gifted – il dono del talento

Si parla spessissimo di assistenza a persone che hanno difficoltà di apprendimento, coloro che hanno bisogno di sostegno, ma poco si dice di quelli che hanno il problema opposto, che parimenti non entrano nelle categorie. Webb sembra sforzarsi in questo senso, giungendo alla scontata conclusione con toni che dalle buffe situazioni, costruite con brio all’inizio, sfociano nei toni drammatici veicolati principalmente dalla giovanissima Grace (che vedremo anche in I, Tonya, nei panni di una piccola Harding), bimbetta prodigio davanti alla macchina da presa.

La scelta di toni caldi e atmosfere di periferia in contrapposizione con il grigiore della città sembra sottolineare l’importanza del rapporto umano anche per chi si trova a suo agio tra calcoli matematici complicatissimi e, dall’inizio del film, suggerisce una risoluzione pacifica.

Gifted – Il dono del talento è rassicurante nella confezione e interessante nei temi, non sorprende per sviluppo ma si ritaglia un posto di tutto rispetto nell’autunno cinematografico di quest’anno. Tuttavia le lacrime e le risate della piccola protagonista ammorbidiranno anche i cuori più duri.

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
gifted-il-dono-del-talentoGifted – Il dono del talento è rassicurante nella confezione e interessante nei temi, non sorprende per sviluppo ma si ritaglia un posto di tutto rispetto nell’autunno cinematografico di quest’anno. Tuttavia le lacrime e le risate della piccola protagonista ammorbidiranno anche i cuori più duri.