In un mondo migliore: recensione del film di Susanne Bier

In un mondo migliore

Accolto a braccia aperte dal pubblico romano e dalla giuria del Festival Internazionale del film di Roma 2010, Hævnen – In un mondo migliore di Susanne Bier, conquista un po’ tutti mettendo d’accordo critica e pubblico … più o meno.

 

In un mondo migliore racconta due storie parallele: un uomo che fa il medico in un accampamento in Africa, è alle prese tutti i giorni con sofferenze atroci e con alle spalle un matrimonio che sta franando; suo figlio Elias fatica a trovare un posto nella sua vita, e nel microcosmo della scuola, vessato in continuazione dai ragazzi più grandi. Al filone principale di queste due vite che si toccano, si aggiunge anche la storia di Christian, ragazzino orfano di madre che riesce ad esternare il suo dolore e la sofferenza per un padre assente solo attraverso il vandalismo. Christian e Elias diventeranno piano piano amici, ma a che prezzo?

La storia della Bier si muove in due mondi affascinanti, quello desertico dell’Africa e quello algido e marino della Danimarca seguendo i percorsi dei suoi personaggi senza però affondare nelle loro vite, raccontando i fatti come si svolgono, nelle loro inevitabili tangenze e contingenze, ma senza affrontare mai di petto uno o più temi che mette al fuoco. La difficile metabolizzazione del dolore, la paura, la violenza, le conseguenze di atti incoscienti, il tradimento, la crescita e la vita adulta. Tutto viene sbattuto in faccia allo spettatore che pur ammaliato dalle belle immagini paesaggistiche non riesce, o per lo meno così è sembrato a chi scrive, a trovare una vera e propria necessità in una messa in gioco così massiccia di argomenti che finisco per essere tutti più o meno trascurati. Forse si resta accecati dall’eccessivo sbilanciamento della pellicola, che mette in scena una realtà contraddittoria, dove accanto alle atrocità più efferate sono mostrati anche i lieto fine che nella vita reale non sussisterebbero né potrebbero mai esistere tra essere umani.

In un mondo migliore però acquista valore soprattutto nella figura di uno dei due giovani protagonisti, William Jøhnk Juels Nielsen che interpreta il ribelle Christian, alle prese con un ruolo difficile ma che riesce a rendere con estrema precisione ed espressività sul grande schermo. Resta purtroppo più di una lacuna nella sceneggiatura, che come già accennato, rincorre troppi temi, senza metterne a fuoco davvero nessuno: il film appare dunque come un bel discorso, articolato e complesso, ma incompiuto.

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
in-un-mondo-miglioreIn un mondo migliore però acquista valore soprattutto nella figura di uno dei due giovani protagonisti, William Jøhnk Juels Nielsen che interpreta il ribelle Christian, alle prese con un ruolo difficile ma che riesce a rendere con estrema precisione ed espressività sul grande schermo