Incroci Sentimentali, la recensione del film con Juliette Binoche

La pellicola è l'adattamento cinematografico del romanzo rosa di Christine Angot, Un tournant de la vie

Incroci Sentimentali recensione film

Juliette Binoche torna sul grande schermo con Incroci Sentimentali, pellicola romance dal taglio dolceamaro di Claire Denis. La regista propone una storia convenzionale, quella dell’adulterio, mettendo enfasi sui punti di rottura dei personaggi per invadere l’intimità di una coppia il cui rapporto apparentemente sano si sbriciola a causa della debolezza carnale e amorosa.

 

Il lungometraggio, vincitore dell’Orso d’argento per il miglior regista al Festival Internazionale del cinema di Berlino, è la trasposizione cinematografica del romanzo di Christine Angot, Un tournant de la vie, la cui sceneggiatura porta anche la sua firma. Incroci Sentimentali è distribuito da Curiosa Films e sarà nelle sale dal 17 novembre.

Incroci sentimentali, la trama

Sara (Juliette Binoche) e Jean (Vincent Lindon) sono una coppia ben consolidata da oramai dieci anni, la cui però intesa è molto più forte a livello sessuale che comunicativo. Lei è una giornalista radiofonica, lui un ex giocatore di rugby finito in carcere per alcuni anni. Dopo una vacanza rilassante al mare, i due amanti tornano alle loro ordinarie vite fatte di caffè al mattino e sguardi sui tetti parigini in un balcone che sa di vissuto.

Quando un giorno Sara intravede il suo ex Francois (Gregoire Colin), amico di Jean, con il quale molto tempo addietro aveva condiviso un amore folle e passionale, la vita della donna viene sconvolta. Il ritorno di Francois nella sua quotidianità come presenza assidua, provoca un’incrinatura nella sua relazione con Jean, fino a farle compiere un passo che metterà in discussione tutte le sue credenze.

Il tema del “frutto proibito”

Secondo William Indick, le pellicole d’amore per funzionare bene devono mettere in scena il complesso di Edipo, che sia presentato letteralmente (più di rado) oppure metaforicamente. Provando a pensare alla sceneggiatura di Incroci Sentimentali, è evidente – grazie al tema trattato – come la rivalità fra Jean e Francois si sia costruita proprio su questo concetto freudiano. Il figlio, che nel complesso di Edipo vede nel padre una minaccia per la conquista dell’amore della madre, a livello cinematografico si tramuta nel personaggio che deve confrontarsi con il suo rivale per possedere l’oggetto del proprio amore. Nel racconto portato in scena da Claire Denis è l’amore di Sara al centro della conflittualità fra i protagonisti maschili.

All’interno della pellicola viene posizionato quello che comunemente è chiamato il tema del “frutto proibito”, in questo caso rappresentato dalla trama adulterina. Jean è messo davanti ad una verità amara: si contende l’amore di Sara proprio con Francois, suo caro amico. Ma il complesso di Edipo qui è simbolico – poiché ripropone le stesse emozioni di base – e nasce in Francois che nel sentimento di Sara vede, moralmente e pubblicamente, un tabù. È qui che si scatena la rivalità nei confronti di Jean, proprio come il figlio con il padre. La “competizione” fra i due amici, Denis la fa esplodere nella crisi della storia fra Jean e Sara, con un finale il cui messaggio è chiaro: a volte non esiste scelta fra la persona giusta e quella sbagliata, e se non si ha il coraggio di capirlo entra in gioco il destino, in un modo o nell’altro.

Un amore che diventa prigione

In Incroci Sentimentali la messinscena si spoglia di ogni orpello e decide, attraverso una scelta registica mirata, di prediligere primi e primissimi piani per porre l’attenzione sul meccanismo dello sguardo e l’evoluzione dello stesso, da cui si elevano sentimenti ed emozioni. È la stessa macchina da presa che conduce lo spettatore a confrontarsi con la trasformazione dei protagonisti, con i loro conflitti interiori, accendendo la luce sui loro stati d’animo che nel progredire della storia prendono forme diverse, fino al compiersi di un climax in cui pathos e gravitas sentimentale sono preponderanti.

Ci si ritrova faccia a faccia, e cuore a cuore, con i desideri più profondi di Jean e Sara, riuscendo a leggere quanto dai loro occhi che dalle rughe d’espressione, i loro più reconditi pensieri. Le immagini che tracciano come una matita i loro volti, inabissandosi nella loro intimità, rendono palese ciò che i dialoghi – già in deficit – non riescono o non vogliono esprimere. È il processo della consapevolezza a essere messo in moto, e si sceglie di descriverlo dando spazio ai silenzi – che rappresentano anche un’insufficiente comunicazione nella coppia – piuttosto che all’eccesso delle parole. È dunque grazie alle sequenze più tacite che ci si accorge di star assistendo alla distruzione del concetto di lealtà, più che di un amore (forse finito anche molto prima), all’interno di una casa che se un tempo era libertà ora diventa prigione.

Incroci Sentimentali risulta perciò un film da osservare con minuzia per coglierne le sfumature, e pone l’accento sui problemi di coppia, incorniciati dall’incomprensione di due persone che, seppur si amino, non riescono a trovare un equilibrio. L’invadenza della mdp è solo un’escamotage per portare la fruizione ai massimi livelli di empatia e identificazione, con lo scopo di esporre uno spaccato di realtà, quella coniugale, che sempre più spesso si frantuma influenzato da tentazioni esterne.

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Voto di Valeria Maiolino
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Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano, inizia a muovere i primi passi nel mondo della critica cinematografica collaborando per il webzine DassCinemag, dopo aver seguito un laboratorio inerente. Successivamente comincia a collaborare con Edipress Srl, occupandosi della stesura di articoli e news per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda poi su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro con la Casa Editrice Albatros Il Filo intitolato “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”. Il cinema è la sua unica via di fuga quando ha bisogno di evadere dalla realtà. Scriverne è una terapia, oltre che un’immensa passione. Se potesse essere un film? Direbbe Sin City di Frank Miller e Robert Rodriguez.
incroci-sentimentaliClaire Denis immerge lo spettatore in un racconto dal taglio dolceamaro, facendolo infiltrare nella quotidianità di una coppia talmente tanto realistica da non accorgersi della finzione cinematografica. Il prediligere segmenti in cui è il silenzio a dominare induce a una fruizione molto più intima, in cui il processo di empatia viene portato ai massimi livelli.