Arriva al cinema dopo la Mostra Internazionale del cinema La Congiura della Pietra Nera, il film con protagonista l’attrice Michelle Yeoh diretto da John Woo.

 

In La Congiura della Pietra Nera Pioggia Fine (Michelle Yeoh) è l’assassina più spietata della banda della Pietra Nera. La donna, infatti, grazie alla sua abilità con la spada, non esita ad uccidere tutti coloro che si frappongono fra lei e la sua ragione di vita: entrare in possesso delle due parti del cadavere del monaco buddista Bodhi, dotate, come vuole la leggenda, di poteri e proprietà magiche.

Durante un combattimento, però, la feroce omicida vede la sua determinazione venire meno e decide di sottrarre il corpo del monaco alle grinfie dei suoi complici per andarlo a seppellire vicino ad un tempio.

La sua fuga, prevedibilmente, non lascia certo indifferenti gli altri componenti della Pietra Nera che, messisi sulle sue tracce, la trovano, intenta a condurre una vita normale come bottegaia e sposa, e la obbligano a fare i conti col passato.

La Congiura della Pietra Nera, presentato alla Mostra Internazionale del cinema di Venezia nel 2010 in occasione della consegna del Leone d’Oro al suo regista, John Woo, arriva nelle sale italiane a due anni di distanza e non dice sostanzialmente nulla di nuovo sul genere.

Un inizio a fumetti, infatti, lascia spazio ad una storia stereotipata, fatta soprattutto di combattimenti e dialoghi altisonanti (e a tratti imbarazzanti), che non annoia, ma nemmeno appassiona.

La Congiura della Pietra Nera, il film

La Congiura della Pietra Nera recensione

La professionalità degli interpreti e il costante movimento creato dai reiterati duelli a colpi di spade, sciabole e mosse di arti marziali, fortunatamente, riescono a mantenere lo spettatore discretamente sotto tensione facendogli dimenticare (e forse anche per far ciò è necessario essere bravi) che la sceneggiatura presenta molti punti oscuri e diversi scambi verbali infelici. Anche il montaggio rapido, sfuggente, concorre alla creazione di un’opera buona dal punto di vista puramente visivo, ma incapace di trasmettere pathos e di attivare i processi d’identificazione.

Solo la natura della storia d’amore tra la protagonista redenta e il marito (Jung Woo-Sung), apparentemente tranquillo e sempliciotto, merita un po’ d’attenzione, poiché il film, trattando il tema della dualità della personalità, riesce a rendere l’amore e l’odio che c’è tra i due con pochi facili stratagemmi, rintracciabili soprattutto nelle due scene quasi speculari in cui l’uno veglia il sonno dell’altra e viceversa.

Tutto il resto si giostra tra sfide e combattimenti spettacolari, uomini (e pugnali) volanti e piccole sequenze tra il divertente e il grottesco che conducono lo spettatore per mano fino ad un non scontato lieto fine.

Due ore di film facile facile. Proprio da evitare solo per chi non sopporta le arti marziali.

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