La sorgente dell’Amore: recensione del film di

La sorgente dell'amore

In La sorgente dell’amore in un ameno e sperduto villaggio arroccato sulle montagne di un non meglio precisato paese tra il nord Africa e la penisola arabica, le donne della piccola comunità sono costrette a scarpinare per centinaia di metri in salita pur di raggiungere l’unica sorgente d’acqua disponibile. Come per le loro madri e le madri delle loro madri, così è per loro; mentre i mariti disoccupati bivaccano al bar a bere the,  le donne, giovani, vecchie ed addirittura gravide sono costrette a questo faticosissimo supplizio giornaliero pur di garantire acqua alla famiglia. Tutto questo sino a quando la giovane e bella Leila (Leila Bekhti), nata nel sud, nelle terre del grande deserto, spingerà le compagne a dire basta e a reagire a quello stato di cose. Leila convincerà le altre donne del villaggio a cominciare una singolare forma di sciopero: lo sciopero dell’amore. Come previsto gli uomini del villaggio, soprattutto i più anziani ed i più integralisti, non la prenderanno bene e cercheranno con ogni mezzo di intimorire e spegnere l’ardore rivoluzionario delle agitate consorti.

 

Radu Mihaileanu dirige e co-produce questo interessantissimo La sorgente dell’amore che affronta con serietà e profondità la questione della donna e del suo ruolo all’interno della società musulmana. La sorgente dell’amore, che figura nella selezione ufficiale del Festival di Cannes 2010, espone con una certa completezza di argomenti l’attualissimo dibattito inerente alla donna nel mondo arabo, sezionando la questione da diversi punti di vista e confrontando le varie interpretazioni coraniche.

E’ giusto che alla donna sia vietato di istruirsi, di crearsi delle opinioni e di avere un ruolo attivo nella società musulmana? E’ proprio vero che il Corano impedisce ad essa di parificarsi ai diritti propri dell’uomo? La sorgente dell’amore parte dalla circoscritta lotta per l’acqua per giungere ad un dibattito dal respiro più ampio e complesso come testimoniano gli interessantissimi dialoghi finali tra le donne del villaggio e l’Imam locale.

Radu Mihaileanu è un regista francese di religione ebraica che ha partorito questa storia prendendo spunto da un episodio accaduto realmente e recentemente in un piccolo villaggio della Turchia. Il bravo regista francese per documentarsi a dovere sulla realtà che stava andando a rappresentare ha trascorso diversi mesi girando e visitando piccoli villaggi montani sparsi per il territorio arabo;  molti dei personaggi del film hanno contorni e caratteristiche ispirati a personaggi realmente conosciuti. Ottimo il risultato e soprattutto la scelta degli interpreti trai quali spiccano la bella protagonista Leila Bekhti e il giovane ed aitante marito Saleh Bakri. Interpretazioni convincenti e spontanee accompagnate ad un’ineccepibile ricostruzione scenografica.

La sorgente dell’amore di Mihaileanu se difetta in qualcosa è in una lunghezza forse eccessiva ma lascia un segno importante nella mente dello spettatore il quale ha modo di conoscere meglio e da un’angolazione nuova una società chiusa e tanto diversa come quella del film. Ne La sorgente dell’amore non si vuole accusare o additare tutto il mondo musulmano, al contrario si vuole dare voce ad un islamismo illuminato e liberale che esiste e che l’occidente deve aiutare ad emergere.

In uscita nelle sale italiane il prossimo 9 marzo, La sorgente dell’amore è un film coinvolgente e ben fatto, un film che difficilmente troverete nei multisala, ma che merita di essere cercato e visto.

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