Josè in compagnia di un
gruppo di balordi compie una rapina in un banco di pegni e ruba
venticinquemila fedi nuziali. Porta con sé il figlio di appena otto
anni, facendolo partecipare attivamente al colpo all’insaputa della
moglie, in lotta con lui per l’affidamento del bambino. Ma qualcosa
va storto, la rapina si trasforma in una caneficina e Josè, con il
figlio, un altro strampalato rapinatore, un ignaro tassista e un
ostaggio, fuggono verso il confine francese. Ma nella loro fuga
approdano a Zugarramurdi, un piccolo paese popolato da streghe
bellicose che non hanno nessuna intenzione di lasciarli andare
via.
Dopo Balada
triste de trumpeta, film molto personale e apice
indiscusso della sua poetica, Alex De La Iglesia
torna a realizzare un film più leggero e scanzonato, ma non per
questo meno riuscito. La libertà espressiva di cui ormai dispone
gli permette di confezionare un piccolo gioiellino che si barcamena
disinvoltamente tra generi diversi e che stupisce lo spettatore con
continue sorprese e cambi di rotta improvvisi. Si parte con un
action-movie rutilante, al cardiopalma, che immediatamente si
trasforma in commedia per poi scivolare nell’horror, con punte di
puro splatter, ma senza mai perdere di vista significati e
riflessioni importanti, disseminate di citazioni colte camuffate
sapientemente con elementi pop.
E’ un turbinio di continue invenzioni, a cominciare da Gesù Cristo rapinatore che nasconde un fucile a pompa nella croce, il lercio omino che vive imprigionato sotto al cesso pubblico, le bislacche abitudini goderecce delle streghe, fino ad arrivare ad un sabba infernale rivisitato come un moderno rave debitore delle pitture nere di Goya e pregno di fondatissime ricerche folkloristiche e antropologiche.
La sceneggiatura è una macchina ben oliata, che scorre disseminando battute a raffica che ironizzano e fanno riflettere sui rapporti tra uomo e donna e tra esseri umani in generale. E quando il discorso sembra farsi troppo serio ecco che arrivano a sorpresa folgoranti sequenze visionarie colme d’azione e trovate strabilianti, personaggi improbabili e creature uscite direttamente da un libro di fiabe. Gli interpreti sono tutti azzeccati e in grande sintonia, in particolare una divertita Carmen Maura e i due protagonisti Hugo Silva e Carolina Bang.
Ne Las brujas de Zugarramurdi si respira l’aria migliore del nuovo cinema iberico, si sente lontano l’eco di Almodovar (suo primo produttore), si intravede nella nebbia l’affabulazione gotica di Del Toro, ma soprattutto si gusta la stupefacente esibizione poetica e stilistica di Alex De La Iglesia.