Le buone stelle – Broker: la recensione del film di Hirokazu Kore’eda

Al cinema dal 13 ottobre, il nuovo film del regista giapponese è un'ennesima toccante variazione sul tema della famiglia, a cui si aggiungono però elementi e dinamiche nuove nella poetica dell'autore.

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Consacratosi con la Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 2018 con Un affare di famiglia, il regista giapponese Hirokazu Kore’eda ha poi deciso nel 2019 di uscire dai confini del suo paese per recarsi in Francia e girare lì Le verità, un film da alcuni meno apprezzato rispetto ai suoi altri, con il quale il regista si era però misurato in modo interessante con una lingua e un modo di vivere le emozioni molto differente da quello che gli è proprio. A tre anni di distanza da quella prima volta fuori dal Giappone, Kore’eda decide di replicare l’esperienza, spostandosi però in un territorio a lui più vicino, quello della Corea del Sud. È qui che gira Le buone stelle – Broker.

 

Presentato in Concorso al Festival di Cannes di quest’anno, dove l’attore Song Kang-ho (lo stesso di Parasite) ha vinto il premio per la miglior interpretazione, il nuovo film del maestro giapponese si offre come un’ennesima variazione sul tema della famiglia, da Kore’eda esplorata con sfumature diverse sin dal suo folgorante esordio nel 1995 con Maborosi. A tale elemento tematico, però, si aggiungono alcune novità, specialmente a livello di impostazione narrativa, che permettono a Le buone stelle – Broker di risultare un’opera familiare e al contempo imprevedibile. Kore’eda esce stavolta dalle mura casalinghe dove la maggior parte dei suoi film si svolgono per rivolgersi invece al viaggio, sia fisico che esistenziale.

Lo spunto per il suo nuovo film nasce infatti dalla sempre più diffusa pratica nella Corea del Sud della Baby Box, ovvero dei luoghi dove i genitori che non possono (o non vogliono) più tenere con sé i propri figli hanno modo di lasciare i loro neonati, sapendo che verranno presi in custodia da chi, idealmente, potrà offrire loro un futuro migliore. Sang-hyeon e Dong-soo, due mercanti di bambini, entrano proprio così in possesso di un neonato abbandonato dalla giovane madre single So-young. Insieme a lei, parzialmente tornata sui suoi passi, tenteranno di vendere il bambino a due nuovi genitori, intraprendendo così quel viaggio che permetterà loro di scoprire il valore della famiglia.

Viaggio di famiglia con tempesta

Il regista giapponese, da molti considerato l’erede di Yasujiro Ozu per il modo in cui affronta il tema della famiglia, sembra realizzare con questo suo nuovo film una sorta di sequel spirituale proprio di Un affare di famiglia. I protagonisti di quel lungometraggio sono dei ladruncoli che avevano dato vita ad un nucleo famigliare auto-costituito, non caratterizzato cioè da legami di sangue quanto piuttosto affettivi. Ognuno di quei personaggi, a modo suo, commetteva atti che andavano contro la legge, perseguendo però ragioni del cuore ben più profonde. Anche in questo caso, i protagonisti di Le buone stelle – Broker sono persone discutibili, intente a compiere azioni tutt’altro che lecite ma giustificate da un presunto buon fine.

In un primo momento, dunque, ci si può comprensibilmente trovare in difficoltà ad entrare in sintonia con questi personaggi, non essendo chiaro quanto realmente ciò che fanno sia a fin di bene. Kore’eda non sembra affatto preoccupato da tale dinamica, ma anzi calca la mano su quanto la situazione che si viene a generare sia controversa. Ciò porta ad avere una prima ora del film caratterizzata da un certo distacco e diffidenza, che sono poi le stesse sensazioni che i personaggi provano reciprocamente tra di loro. Costretti a stare insieme nel tragitto tra Busan e Seul, i tre adulti più un bambino e il neonato da vendere vedranno però accadere ciò che accade sempre durante un viaggio: una trasformazione esistenziale.

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La famiglia che ti scegli

Nel momento in cui i loro cuori iniziano a schiudersi, ciò accade anche al film, il quale svela il proprio ai suoi spettatori. Più i personaggi si raccontano, si smontano di ogni preconcetto e si privano di ogni segreto, più il ritmo rallenta, concentrandosi quella dimensione intima ed esistenzialista che Kore’eda è un maestro nel mettere in scena. È in questa seconda metà del film che fuori escono tutte le riflessioni sul significato di famiglia, di genitorialità e, in particolare, sul conflitto tra il voler essere dei genitori e l’incapacità di esserlo davvero. Un’incapacità che è però anche in questo caso la conseguenza di un contesto sociale sempre più individualista, che non protegge i propri membri.

Tale dinamica è in particolare esplicitata dalla presenza delle due detective intente ad osservare i movimenti del gruppo per coglierli in flagrante e arrestarli. Si tratta di due personaggi che incarnano quella legge cieca a determinate dinamiche e unicamente motivata a punire ogni infrazione, senza valutare gli elementi di contorno. Quella legge che, come avvenuto anche in Un affare di famiglia, riporta il racconto ad una dimensione particolarmente cupa e soffocante. L’elemento crime è in effetti particolarmente presente all’interno di Le buone stelle – Broker, con una serie di indagini portate avanti dalla polizia e che contribuiranno a far emergere ulteriori scheletri nell’armadio dei protagonisti.

La sceneggiatura di Kore’eda si configura dunque come un continuo susseguirsi di elementi e generi diversi tra loro, che si incastrano a meraviglia grazie alla delicatezza con cui il tutto è narrato. Un lavoro di scrittura a dir poco brillante il suo, che traspare anche grazie al controllo con cui egli regola i toni del film, capace di passare dalla commedia spensierata al dramma più puro. Con un impostazione di regia come suo solito invisibile, discreta, che lascia parlare le immagini, Kore’eda si divincola dal solito rischio di ripetersi per regalarci un’opera che ancora una volta aggiunge qualcosa di nuovo alla poetica, ribadendo però la bellezza delle tante sfumature che una famiglia può possedere.

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RASSEGNA PANORAMICA
Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
le-buone-stelle-broker-hirokazu-koreedaCon Le buone stelle - Broker, il regista giapponese Hirokazu Kore'eda torna a parlare di famiglia e di legami non consaguinei. Nel film si ritrovano dunque tutti gli elementi tematici e stilistici a lui cari, ma ad essi si aggiungono una serie di novità, specialmente narrative, che permettono al film di apparire famigliare eppure nuovo. Tra commedia, dramma e dure riflessioni sociali, Le buone stelle - Broker è l'ennesima opera di un maestro del cinema.