Le livre d’image: recensione del film di Jean-Luc Godard

Le livre d'image

Torna in concorso al Festival di Cannes 2018 il celebre autore della Nouvelle Vague, Jean-Luc Godard con il suo nuovo film dal titolo Le livre d’image. Dopo aver vinto il Premio della Giuria al medesimo Festival nel 2014 con Adieu au Langage, Godard prosegue con la sua ricerca sul linguaggio cinematografico, cercando come sempre di stupire per i suoi tentativi di innovazione e allo stesso tempo di fornire uno sguardo nuovo sul mondo e sull’umanità.

 

Difficile ridurre Le livre d’image ad una trama esplicativa dell’idea dell’autore. Il film non è altro che un costante found footage con immagini, spezzoni di video presi dall’internet o di celebri film del passato. Un libro di immagini, appunto, che tenta attraverso un filo logico di evidenziare la morte del linguaggio, come già teorizzato nel precedente film, e la morte di un’umanità che soccombe sempre più alla guerra e al terrorismo.

È un discorso fortemente politico quello che porta avanti Godard, criticando e domandando in forma retorica dove sia finita l’umanità, in tutte le sue forme. Attacca i testi sacri delle principali religioni, attacca la morte del pensiero, attacca tutto ciò che sta portando sempre più ad una spersonalizzazione dell’essere umano dal suo contesto naturale. Attraverso la giustapposizione di numerose immagini, è il montaggio il vero protagonista, che ci conduce attraverso un percorso criptico che tenta di stimolare riflessioni e fornire domande alle quali non sembra avere risposta neanche l’autore stesso.

Le livre d'image

Le immagini, i suoni, le parole, tutto viene da Godard decontestualizzato per essere riadattato a nuova forma, per ricercare sempre nuovi e infiniti significati al materiale su cui lavora. Egli tenta di dar vita ad una storia globale che possa colpire lo spettatore su più punti facendo risvegliare la sua coscienza.

Nel suo perseguire un linguaggio di questo tipo, così provocatorio così anti narrativo, Godard ottiene però l’effetto di rimaner bloccato nel passato. In un passato in cui il linguaggio da lui inventato poteva essere novità di estrema attrattiva, ma che oggi si rivela essere un modo di comunicare stanco e affatto innovativo. Il messaggio che ne deriva è privato di una reale forza, e sembra in ogni caso aver ben poco da comunicare realmente.

Il risultato finale di questo Le livre d’image è così quello di frastornare lo spettatore, di infastidirlo, con la conseguenza che si arriva a chiedersi quale sia il valore, oggi, di un’opera e di un linguaggio di questo tipo. Il nuovo film di Godard appare così come un’opera dall’indiscussa complessità di ideazione e realizzazione, ma che suscita nello spettatore numerose perplessità.

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RASSEGNA PANORAMICA
Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
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