Le Syndrome des Amours Passées, la recensione – Cannes 76

Le Syndrome des Amours Passées recensione

Non è tra i film che concorreranno alla vittoria della 62esima Semaine de la Critique del Festival di Cannes 2023, ma chissà se Le Syndrome des Amours Passées non avrebbe potuto vincere il premio per la commedia romantica più incredibile e divertente. Il secondo film di Ann Sirot e Raphaël Balboni, scelto come Special Screening di questa edizione, sarà prossimamente anche in Italia (distribuito da Wanted Cinema) dopo aver allietato le giornate del pubblico sulla Croisette e offerto – forse utili, forse pericolose – idee nuove alle tante coppie che cercano di avere un bambino.

 

“Sono curiosa di vedere come sarà tradotto in Italia il titolo – dice la Sirot passando poi a parlare della loro opera prima La folle vita, distribuito da Wanted dal 29 giugno – In originale è Une vie démente, ma il distributore ci ha sconsigliato di usare il termine ‘demenziale’. Spesso la traduzione letterale non è la più adatta, d’altronde, e bisogna davvero conoscere la cultura locale per trovare il titolo migliore. Usare Sindrome non era la cosa migliore, e alla fine abbiamo scelto questo anche per l’assonanza con La dolce vita“.

The (EX)perience of Love di Rémy e Sandra

Questo l’obiettivo di Rémy e Sandra (Lazare Gousseau e Lucie Debay), marito e moglie avviati verso i quarant’anni e con il sogno di essere genitori. Un esito niente affatto scontato, come sanno in molti, che spesso passa attraverso un iter fatto di esami e consulti medici interminabili. Eppure è proprio il dottore che sta seguendo il loro caso che regala loro una speranza inattesa, una soluzione, che passa però da un surreale tuffo nel passato, non solo sentimentale, dei due.

Per guarire dalla Sindrome degli amori passati, infatti, Rémy e Sandra saranno costretti a ripercorrere la loro vita sessuale, tappa dopo tappa, tornando a fare l’amore con ogni singolo ex (o meno) con il/la quale abbiano avuto rapporti fisici. Un viaggio inedito e dal risultato incerto, del quale i due si mostrano convinti, sostenendosi a vicenda, nonostante gli ‘appuntamenti’ previsti siano molto diversi nei numeri e nei generi. Un problema?

Chi vuole un figlio (non) insiste…

Come anche nel loro film precedente – presto in sala, come detto – anche qui si ritrova l’ironia e lo humor con cui i due registi dimostrano di saper affrontare temi delicati, persino dolorosi. Di nuovo approfittando del contesto familiare di una giovane coppia costretta ad affrontare prove che rischiano di cambiare molto della loro vita e delle loro relazioni, e – in questo caso – sfruttando una premessa che esula dai canoni del genere della commedia sentimentale al punto dallo sfiorare il genere fantastico.

Ognuno di noi è diverso dagli altri, in grado di decidere legittimamente e liberamente della propria vita e delle proprie scelte, ma dubitiamo che sarebbero molte le coppie pronte a condividere una “Experience” (come la definisce il titolo internazionale del film) come quella che offre la scusa e fa da spina dorsale a un’esplorazione dell’amore nelle sue forme e declinazioni più diverse, senza limite alcuno.

La scelta di mettere in discussione l’eteronormatività (convinzione che l’eterosessualità sia l’unico orientamento possibile) e l’abitudine all’esclusività sessuale è dichiarata da parte dei due registi, che giocano in primis con i codici del genere e con lo spettatore. Messo alla prova da esplorazioni per adulti, animal party e giochi di ogni sorta o invitato alla riflessione sulla mancanza di poesia nella vita moderna e sul valore della scienza e la fiducia nella medicina. Ma soprattutto premiato con gli inusitati e colorati intermezzi che spezzano una narrazione abbastanza convenzionale e segnano il procedere del conto alla rovescia, risparmiandoci un numero spropositato di scene di sesso che rischiavano di essere noiose e ripetitive e controbilanciando un finale forse un po’ troppo prevedibile.

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RASSEGNA PANORAMICA
Mattia Pasquini
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