Marie Heurtin Dal Buio alla Luce recensione del film di Jean Pierre Améris

Ci sono cose che semplicemente non si possono immaginare. Una persona che viene al mondo cieca e sorda non ha né lo strumento visivo né quello uditivo, o il ricordo di essi, per poter immaginare qualcosa. Attraverso il tatto e l’olfatto conosce il corpo dell’altro, la terra su cui si poggia, la pioggia, il vento, il calore del sole.

 

Marie Heurtin Dal Buio alla Luce di Jean Pierre Améris si apre, non a caso, con una scena così luminosa che quasi infastidisce. È la luce che si fa corpo attraverso Marie, una ragazza che vive un contatto carnalmente panico e selvaggio con la natura.

A 14 anni, Marie Heurtin (Ariana Rivoire), sorda e cieca sin dalla nascita approda nell’istituto di Larnay, in cui una comunità di suore si occupa dell’educazione di ragazze sorde. Marie Heurtin Dal Buio alla LuceIl caso della ragazza è considerato impossibile da trattare dalla maggior parte delle sorelle. Solo una di loro, Suor Marguerite (Isabelle Carrè), con tenacia e genialità, troverà il modo di insegnarle la lingua dei segni e dunque la chiave per entrare a far parte della società.

La ragazza con cui entriamo in contatto nella prima parte del film, è un essere puro da qualsiasi influenza, che vive il contatto in maniera violentissima e dolcissima, tra paura e tenerezza; che non può ascoltare parole, che non può vedere azioni, ma può solo fidarsi della concretezza dei fatti. Per Marie l’identità va di pari passo col gesto e non potrebbe essere altrimenti. È dura, per lo spettatore, mettersi nei suoi panni, provare a percepire gli stimoli esterni come lei li percepisce e sentire la paura di un contatto ogni volta sconosciuto.

Come si diceva in apertura, ci sono cose che semplicemente non si possono immaginare. Essere privati della vista e dell’udito è una di queste. Ma Améris non chiede così tanto allo spettatore e gli tende una mano nella figura di Suor Marguerite. Ecco che il processo identificativo va a cercare la coprotagonista della storia, colei con la quale ci affanniamo alla ricerca di una mappa per entrare in un mondo inesplorato, per raggiungere piccoli grandi risultati che sembrano al limite delle capacità umane e infine trionfare. Riuscire a restituire la spiegazione della vita e della morte a qualcuno che in origine non si riusciva neanche a tenere tranquillamente tra le braccia.

La struttura classica del film permette di raccontare una storia straordinaria, in cui, a pensarci bene, un’evoluzione comunicativa passa per un’involuzione: Marie porta con sé qualcosa di primordiale, una forma di contatto puramente carnale che sembra quasi dimenticato, prettamente ed esclusivamente animalesco. È con questo tipo di approccio comunicativo che le sorelle dell’istituto dovranno fare i conti, facendo appello agli istinti primordiali nascosti nei recessi della memoria istintiva, poiché non si potrà prescindere da quella per costruire un sistema di comunicazione più complesso e adatto alla società in cui la ragazza si accingeva a vivere.

Il film di Améris sarà in sala dal 3 marzo, con gli accorgimenti necessari a rendere il film fruibile anche a sordi e ciechi, con l’ausilio di sottotitoli e audiodescrizioni tramite l’applicazione Movie Reading.

- Pubblicità -