Human

Presentato fuori concorso a Venezia 72 e proiettato all’Onu per il suo 70º anniversario, Human è il nuovo film del fotografo e regista francese Yann Arthus-Bertrand, già autore di Home, pellicola sull’ambiente, e della mostra 7 miliardi di Altri sull’umanità attuale. Arthus-Bertrand si occupa da anni della sensibilizzazione su questi temi con la sua Goodplanet, fondazione no profit produttrice del film. Qui, ha scelto di fondere natura e umanità in un unico viaggio, durato tre anni attraverso 60 paesi, in cui incontrare uomini, donne e bambini che normalmente non hanno voce e interrogarli sui grandi temi dell’esistenza e i mali del mondo, a partire dalle proprie, spesso durissime, esperienze di vita.

 

Da un lato, violenza, guerra, immigrazione, omofobia, sfruttamento, tossicodipendenza, fame, povertà, morte. Dall’altro, felicità, amore, famiglia, senso della vita. C’è chi vive o ha vissuto sulla propria pelle i grandi conflitti del nostro tempo – dalla II Guerra Mondiale al genocidio in Ruanda, dal conflitto israelo-palestinese alle guerre nel mondo arabo: Afghanistan, Iraq, Siria. C’è chi sperimenta in altro modo le contraddizioni che lacerano il mondo moderno. Così, emerge ciò che accomuna tutti, a qualsiasi latitudine, dall’aborigeno australiano al soldato americano, dal contadino delle Ande al bambino africano o brasiliano: gli stessi bisogni materiali (cibo, lavoro, casa, salute), le stesse necessità esistenziali più profonde: affetti, dignità, libertà, una vita serena.

Human, il film di Yann Arthus-Bertrand

Ma emergono anche e soprattutto disparità e disuguaglianze, assieme alle responsabilità dell’Occidente, nonché della politica mondiale, nel determinarle e/o non sanarle. Ciascuno è chiamato a riflettere sul proprio modo di vita e sulla necessità di rimettere al centro l’uomo e i valori fondamentali dell’esistenza, come invita a fare l’unico personaggio noto tra gli intervistati: l’ex presidente uruguaiano Mujica.

Human Yann Arthus-BertrandAncor più delle parole, però, vera forza di Human sono le immagini che fanno da contrappunto alle storie, specie le splendide riprese aeree, in cui la bellezza dei paesaggi naturali mitiga la durezza della condizione umana. Immagini dal fortissimo senso artistico – a tratti sembra di avere di fronte i capolavori di Turner, o di qualche maestro dell’astrattismo.

Per il regista la natura è dono da preservare ed il legame uomo-natura è forte, anche laddove il loro rapporto sembra difficile. Non mancano anche qui sequenze dure, che illustrano solitudine, fatica, miseria, ma accanto alla riflessione c’è la meraviglia per la loro bellezza. Dominano spazi immensi di cui l’uomo è parte (infinitesimale), che portano a vedere l’esistenza in una prospettiva più ampia e meno egoistica.

Human è dunque un lavoro ampio (191 minuti), che ha in questa vastità la sua forza, ma anche la sua debolezza. Se appare encomiabile nel sensibilizzare – come non essere toccati da racconti così forti e immagini tanto evocative? – d’altra parte, però, può facilmente sopraffare lo spettatore col peso delle testimonianze e la numerosità dei temi, allontanandolo.

La volontà di abbracciare tutte le questioni fondamentali dell’esistenza è forse troppo ambiziosa, mentre un taglio più circoscritto avrebbe reso più facilmente fruibile un lavoro pur di alto valore etico ed estetico.

In circa 60 sale dal 29 febbraio al 2 marzo, Human  arriverà nelle scuole in versione ridotta.

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