nelle pieghe del tempo recensione

Dopo tanta attesa arriva al cinema il film Disney Nelle pieghe del tempo, trasposizione cinematografica di uno dei libri per bambini più noti in America, per la regia di Ava DuVernay.

 

Il libro del 1962 di Madeleine L’Engle ci porta in un viaggio al centro dell’universo insieme alla sua protagonista Meg, alla disperata ricerca del padre scomparso anni prima.

Storm Reid ha il compito di guidarci in questa storia interpretando la timida, scontrosa e solitaria Meg Murry. La Du’Vernay ci dipinge una Meg un po’ diversa da quella pensata dalla scrittrice oltre quarant’anni fa, ma per il resto, sorprende quanto il libro e la tematica al centro siano ancora così attuali. All’inizio di Nelle Pieghe del Tempo veniamo introdotti allo studio di astrofisica del padre di Meg, Alex (Chris Pine), uno scienziato rinomato che insieme alla madre (Gugu Mbatha-Raw), anche lei scienziata, stanno cercando di scoprire come viaggiare nel tempo in altre dimensioni e altri mondi, attraverso una cosa chiamata “tesseract”. Quando una sera Alex scompare nel nulla, solo Meg, la mamma e il piccolo fratellino adottato Charles Wallace (Deric McCabe) sono convinti che non sia scappato o morto ma abbia trovato il modo per attraversare il tesseract. Una sera di quattro anni dopo la scomparsa, Charles Wallace fa entrare in casa una strana donna dai capelli rossi che si presenta come la Signorina Cos’è (Reese Whiterspoon), che facendo domande strane, menziona il tesseract. Il giorno successivo, sempre il fratellino, porta Meg e il nuovo amico Calvin (Levi Miller) in una casa abbandonata nel vicinato, dove conoscono la Signorina Chi (Mindy Kaling), che tra pile infinite di libri, risponde alle loro domande solo attraverso citazioni e aforismi. Per ultima arriva la Signorina Quale (Oprah Winfrey), la più saggia e anziana delle tre che gli racconta del fatto che hanno sentito un richiamo nell’universo e pensano sia un grido d’aiuto del padre di Meg.

nelle pieghe del tempo

Senza troppi indugi queste tre creature fantastiche invitano i tre ragazzini a trovare la loro frequenza e attraversare il tesseract, facendo così iniziare il loro viaggio tra i diversi mondi. Non solo mondi bellissimi fatti di meravigliosi prati e fiori chiacchieroni, ma mondi pieni di illusioni, dove i trabocchetti e i pericoli sono dietro ogni angolo, a causa di LUI, un essere malvagio del pianeta Camazotz che sta facendo avanzare il buio e il male in tutti i mondi, compresa la Terra. Toccherà proprio a Meg capire come raggiungere il padre e sconfiggere il buio attraverso la sua luce.

La protagonista di Nelle Pieghe del Tempo è una bambina normale

La Meg Murry di Nelle Pieghe del Tempo non è una ragazza come l’eroine che siamo abituate a vedere. Non è forte, non è sicura di sé, non ha quel qualcosa dentro che aiuterà a salvare la situazione o meglio, ancora non lo sa e il percorso per arrivarci per lei è lungo. È una normale ragazza di scuola media, presa di mira dalle bulle, che non si applica nonostante sia intelligente e che pensa che nessuno voglia farsi vedere in giro con lei. Durante tutto il film Meg cerca di combattere la sua vera natura di guerriera, nascondendosi dietro la maschera di adolescente incompresa, una figura in cui molte ragazzine si riusciranno a vedere, più che in Katniss o compagne. Ma è impossibile ignorare Meg grazie alla presenza luminosa di Storm Reid, senza dubbio uno dei giovani talenti degli ultimi anni da tenere d’occhio (forse ve la ricorderete da piccolina in 12 Anni Schiavo di Steve McQueen).

La presenza delle tre creature celestiali rende il tutto un pizzico più divertente, soprattutto i loro cambi di abito, acconciatura e make-up che avviene ad ogni loro apparizione (imperdibili soprattutto alcuni look di Oprah, davvero esilaranti!). Ma oltre a le interpreti e una buona (ma non particolarmente brillante) regia da parte di Ava DuVernay, Nelle Pieghe del Tempo non regge il peso di tutta l’attesa che è stata creata intorno a questa uscita. Senza dubbio non è quel tipo di film adatto a tutti, in particolare adulti: era un libro per bambini e rimane un film per bambini. Il pubblico di riferimento lo apprezzerà, in particolare le bambine di colore che si vedranno rappresentate sullo schermo dalla Reid, ma non è il classico film Disney che fa innamorare grandi e piccini.

Probabilmente molte cose vengono spiegate meglio nel libro, ma in questo film la trama scorre un po’ troppo velocemente, lasciando poco spazio allo spettatore per capire bene le cose o come i protagonisti siano arrivati ad un certo punto, tanto che sembra quasi siano stati fatti dei tagli maldestri alla sceneggiatura. Visivamente funziona tutto molto bene nonostante non ci sia nessuna scena che lascerà effettivamente a bocca aperta, abituati ormai a molto di più, forse viziati dagli effetti speciali sempre più all’avanguardia. Merita una menzione speciale a colonna sonora che è stata costruita introno al film, riuscendo ad accompagnare i personaggi nel loro viaggio sulle note di Sia, Demi Lovato. Kehlani tra gli altri e una meravigliosa Sade che canta “Flower of the universe” in una delle scene più emozionanti di tutto il film.

Ava DuVernay al suo debutto in Disney non sorprende più di tanto purtroppo, servendoci un film nella media, che non rimarrà molto impresso negli spettatori.

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