Notizie degli scavi: recensione del film di Emidio Greco

Notizie degli scavi, tratto dall’omonimo racconto di Franco Lucentini, è l’ultima elegante e delicata opera di Emidio Greco. Il regista sembra voler comunicare come sia più facile “abitare il dolore” quando non si è soli. La condivisione diventa elemento necessario per l’esistenza umana, senza di essa nulla pare avere senso.

I due protagonisti di Notizie degli scavi s’incontrano nel dolore e insieme tentano di rimanere in equilibrio nella precarietà della vita. Giuseppe Battiston è perfetto nel ruolo del professore, dalla sua interpretazione emerge chiaramente il disagio di un uomo chiuso nel suo mondo, pronto a inseguire il filo di un pensiero spesso incongruo rispetto alle contingenze. Servile e dignitoso, vile e orgoglioso si muove con un’aria costantemente assorta e stupita.

Notizie degli scavi, il film

Il regista, attraverso un atto di profonda generosità, ci permette di entrare nel “mondo privato” del protagonista. Lo fa attraverso le numerose soggettive, che si soffermano su vari particolari, come un piccolo bignè, un angolo della cucina o una semplice zuppa, che stimolano l’immaginazione di un uomo apparentemente chiuso alla coscienza. A risvegliarlo il tenero incontro con la Marchesa (Ambra Angiolini), una prostituta che ha tentato di suicidarsi dopo una delusione d’amore e la visita agli scavi di Villa Adriana a Tivoli. Il perdersi all’interno di antichi ruderi è metafora del perdersi nei meandri della propria mente, per poi però ritrovarsi con una nuova consapevolezza.

Uno stile minimalista quello del regista Emidio Greco che ci accompagna nella quotidianità dell’esistenza umana. Senza mai forzare la mano i personaggi si svelano lentamente attraverso dei gesti semplici, come il pettinarsi i capelli o rispondere al telefono. I dialoghi sono semplici e pacati, il dolore e le sofferenze dei protagonisti non vengono raccontate esplicitamente, ma si percepiscono dal tono della voce, dagli sguardi, dalle lacrime e dai silenzi. Sono esseri umani che conservano una forte dignità senza fuggire dal proprio tormento, rimanendo nell’attrito non si arrendono comunicando allo spettatore che ogni esistenza, anche la più misera, vale la pena di essere vissuta.