Nymphomaniac Vol. 2, recensione del film di Lars Von Trier

Nymphomaniac Vol. 2

In Nymphomaniac Vol. 2  Joe continua la sua storia che spiega il motivo dell’aggressione di cui è stata vittima, nel frattempo Seligman ascolta e commenta le vicende che le capitano. Una volta terminato il racconto, i due sono consci che quella serata ha segnato un punto di svolta nella vita di entrambi.

 

Nymphomaniac Vol. 2 ci racconta i tre capitoli rimanenti degli otto di cui è composta la versione del film censurata e tagliata dallo stesso Lars Von Trier. Il film mantiene intatta la struttura narrativa precedente, le due linee temporali tra presente e passato, così come il registro estetico che ci permette di assistere alla vita adulta della ninfomane che giunge ad un blocco emotivo e fisico che la spingerà a ricorrere ad altri metodi per arrivare all’appagamento della sua libido. In questa parte sono evidenti i conflitti interiori di Joe, divisa tra ciò che vuole e ciò che le impone il suo ruolo sociale. Questo contrasto la porterà a vivere in maniera dolorosa la relazione con Jerome (Shia LaBeouf) e la maternità che inevitabilmente la condurrà a sperimentare una forma di punizione-gratificazione che va dal sadomaso di K (Jamie Bell), a inconcludenti incontri di gruppo e convivenze omosessuali. Tentativi fugaci poiché il suo senso di solitudine dilaga al punto tale che neanche il conforto psicologico riesce a darle la giusta pace.

Nymphomaniac Vol. 2, il film

Nymphomaniac Vol. 2È inevitabile fare un confronto con il precedente capitolo, poiché qui i temi trattati non sono più identitaria ma arrivano a toccare sfere come la religione e l’opinione pubblica. Motivo per cui la sceneggiatura perde molto di quel poco coinvolgimento che c’era in precedenza, poiché i racconti di Joe, sempre eccessivi e che mirano alla mortificazione, si scontrano pesantemente con la razionalità onnisciente di Seligman (Stellan Skarsgård), restituendo più l’ironia che dilaga per la maggior parte del film, che il punto di vista fornito in pillole in contesti dissociati raggiunti con un evidente sforzo dallo sceneggiatore danese. Inoltre, la morale, così tanto denigrata nel racconto di Joe, è troppo facile e ovvia che con il finale spiazzante rovina quello che si era tentato di costruire in quattro ore. La scarsa narrazione però non penalizza il cast corale, della prima e seconda parte, che riesce a trasmettere le reazioni scatenate dalle bravissime Charlotte Gainsbourg e Stacy Martin.

Nymphomaniac Vol. 2 non riesce ad esaurire il tema del film, la ninfomania; se questa aveva avuto una buona base nel primo capitolo, soffermandosi soprattutto sul personaggio e non sul contesto universale, qui inciampa nel pressapochismo visivo con cui si è intrapresa una dipendenza legata a uno dei primi istinti umani e di cui non traspare neanche il semplice desiderio. Per essere un racconto sulle passioni e le dipendenze e di come queste vengono giudicate dalla società il film pare fin troppo sterile.

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