Nella veste di
videomaker, Lech Majewski ha già prodotto due
lungometraggi, entrambi ispirati alle arti figurative: Il
giardino delle delizie, che trae la sua ispirazione
dall’omonimo dipinto di Jeronymus Bosch, e I colori
della passione in cui Majewski conduce lo spettatore
all’interno del quadro di Bruegel La salita al
Calvario. Con Onirica, invece, la sua
attenzione si sposta dai grandi maestri della pittura ad un sommo
della poesia: Dante Alighieri.
E’ a partire da alcuni versi danteschi letti dalla voce profonda e sapiente di Massimiliano Cutrera, che inizia il viaggio di Adam, il protagonista del film, all’interno del suo mondo inconscio. La grande tragedia di Adam è costituita dalla perdita, in seguito ad un incidente stradale, del miglior amico Kamil e dell’amata Basia. Adam non riesce ad elaborare questo terribile lutto e per consolarsi si rifugia nel sonno e nei sogni. Alla tragedia personale di Adam si accosta la tragedia collettiva della Polonia che nel 2010 vive una tremenda stagione caratterizzata da catastrofi naturali e lutti collettivi.
Majewski ama i
cronisti del medioevo e Dante in particolare, perché tendono a
spiegare la realtà tramite simboli, e così anche il regista di
Onirica farcisce il suo lavoro cinematografico di
simboli e citazioni, non solo dantesche. Adam si reca spesso in
chiesa cercando una risposta alla sua disperazione ed alla domanda
che per secoli ha ossessionato molti uomini di fede e non: se Dio è
onnipotente perché permette che certe tragedie accadano?
E’ per voce dell’amico di Adam morto nell’incidente, e che appare a lui orribilmente sfigurato, che probabilmente il regista mostra il suo punto di vista sulla questione: gli uomini vogliono controllare tutto, vogliono che tutto sia in ordine e perfetto ma per fortuna c’è Dio che ogni tanto commette degli errori.
L’onnipotenza di Dio sta forse nella sua imprevedibilità, negli errori che commette (che a noi sembrano errori ma che forse hanno una loro ragion d’essere), nel suo potersi permettere di essere creativo anche distruggendo.
Onirica non è un film di facile visione: bisogna avere una certa cultura, saper apprezzare i tempi lunghi ed i silenzi, avere il gusto per la visione e l’arte. La trama è solo un pretesto con cui Majewski ci mostra la sua erudizione in vari campi, soprattutto quello artistico e letterario. Egli più che un narratore è un artista concettuale che in questo caso ha deciso di usare come mezzo di comunicazione il cinema. In poche parole Onirica è più una lunga video installazione che un film. Le recenti tecniche di motion graphic hanno permesso all’autore di creare momenti davvero suggestivi all’interno dell’opera.