Pacchetto Arancione – recensione

Il cortometraggio, si usa dire, è il trampolino di lancio di chi vuol poi passare alla sfida del lungometraggio.

 

Questo negli Stati Uniti, e nel resto d’Europa, è un dato di fatto. In Italia, come spesso accade, questa arte è un po’ bistrattata per varie ragioni, prima fra tutte quella più evidente: la mancanza di un mercato e di un conseguente ritorno economico.

Nonostante ciò, di registi che realizzano cortometraggi, che raggiungono anche un buon livello qualitativo, ce ne sono molti come sono molti i festival, in Italia e all’estero, che li celebrano.

Il proposito della casa di distribuzione Distribuzione indipendente, è quello di provare a dare una diffusione più capillare al prodotto cortometraggio. Ha quindi creato delle serie, chiamandole “pacchetti” e proponendole sia in dvd, che in proiezione in sale selezionate e on demand attraverso la piattaforma www.ownair.it.

Si inizia il prossimo 20 Aprile, con il Pacchetto arancione, quello di humour e commedia, una selezione di 5 cortometraggi, che in totale sono stati presentati a più di 100 festival e nei quali hanno vinto molti premi. La selezione si è basata su un minimo comune denominatore; mostrare, quello che a detta di Giovanni Costantino di Distribuzione Indipendente, non c’è nel cinema indipendente italiano: la commedia pura e semplice.

Alla visione però di opere come Il Garibaldi senza barba o Pene d’amore, più che alla commedia si pensa a una caratteristica comune data innanzitutto da un evidente amore per il cinema, e per un certo genere di cinema, tutti e due hanno sicuramente stilisticamente ben in mente il cinema di Quentin Tarantino, ma anche una buona dose di surrealismo, che permette anche di alterare i dettami del canonico linguaggio cinematografico.

Quello che poi accomuna tutti i lavori, oltre ai due già citati, ci sono La grande menzogna di Carmen Giardina in cui si mette in scena un incontro che poi si evolve in uno scontro tra due dive del cinema come Anna Magnani e Bette Davis, Mutande di ricambio, che narra le vicende di un single alla ricerca del modo migliore per affascinare una donna, è la forza della storia, e della sceneggiatura.

Nella selezione fa eccezione solo Clacson, l’unico che si basa più sul colpo di scena che sulla storia.

La buona scrittura, il buon dosaggio di tempi e battute, e la descrizione dei personaggi, sono le caratteristiche comuni che vengono ben realizzate nonostante il tempo limitato.

Il Garibaldi senza barba parte da una storia originale e realizza un rifacimento de Le iene con protagonisti over 60, alquanto adeguato al nostro paese dove i “maggiorenni” sono molti di più dei giovani. Gli arzilli vecchietti mettono in atto in maniera ingegnosa, con l’aiuto di una seppia e un paio di occhiali 3D, il furto di un prezioso francobollo, ma poi qualcosa nel gruppo si sfalda e il piano va a rotoli. Il corto si caratterizza per un uso intelligente della grafica, dei suoni e degli oversound, oltre che giocare molto sulla continuità, che secondo appunti i dettami grammaticali del cinema deve essere sempre rispettata, che invece vien continuamente interrotta.

Pene d’amore racconta di una gang napoletana che deve affrontare il crollo nervoso del boss, appena lasciato dalla compagna. Il punto di forza lo troviamo soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi: una ragazza vestita da geisha con una protesi alla gamba, e il protagonista che si sdoppia in un due personaggi. Anche in questo caso si mescolano i genere e le citazioni cinematografiche, da Tarantino a Rodriguez a Fincher.

Quello che emerge dalla visione dei corti del pacchetto arancione è che anche in Italia ci sono storie da raccontare, che non sono solo i drammi della crescita e della maturità, basterebbe solo il coraggio di realizzarle.

- Pubblicità -