I pinguini di Mr. Popper: recensione del film di Jim Carrey

I Pinguini di Mr. Popper

I pinguini di Mr. Popper – È senz’altro “fresca” (cool), come la definisce ironicamente lo stesso Jim Carrey, questa commedia diretta da Mark Waters. La trama è abbastanza classica: uomo in carriera (Mr. Popper/Jim Carrey), con poco tempo per famiglia e sentimenti, si ritrova la vita scombussolata dall’arrivo di inaspettati “amici”, in questo caso, pinguini.

 

Grazie a loro, la famiglia Popper rinsalderà i propri legami affettivi e il protagonista in particolare (Jim Carrey), ne riscoprirà il valore. Non manca poi, l’arrivo del cattivo di turno che vuole impossessarsene (qui più buffo che spaventoso e crudele), fino all’happy end, che non sveliamo. Possono tornare alla mente La carica dei 101, o, per altri versi, una commedia come Turner e il casinaro. L’unica vera novità, è che qui gli animali non sono i classici pets: cani, gatti, ma sono appunto pinguini. Il tutto è ambientato in una New York innevata, dove interno ed esterno della casa di Popper finiscono per assomigliarsi moltissimo.

I Pinguini di Mr. Popper

Ciò che rende il film godibile e adatto a grandi e piccini, tutelandolo dal rischio concreto di essere noioso e banale, è la trattazione fresca, sagace e acuta, con dialoghi ben scritti – e ben adattati in certi passaggi non facili da rendere – con aggiornamenti della trama alla contemporaneità che viviamo, fatta di sms e wikipedia. Con uno sguardo disincantato e ironico sui rapporti familiari (di coppia e genitori-figli), anche se nel corso del film tutti i nodi si vanno risolvendo in maniera immancabilmente rassicurante. Jim Carrey interpreta ottimamente Mr. Popper, divertendo il pubblico con la sua ricca espressività, che qui trova una giusta misura, lasciandosi andare solo quando occorre alle sue celebri “facce”. È un personaggio complesso: cinico agente immobiliare all’inizio, padre maldestro; ma anche eccentrico, simpatico e dal cuore tenero, che conquisterà tutta la famiglia. Risulta divertente, senza essere stucchevole.

Indovinati e ben caratterizzati anche gli altri personaggi: su tutti, Angela Lansbury (la Jessica Fletcher de La signora in giallo), perfetta spalla nel ruolo della ricca proprietaria che non vuol vendere e dà filo da torcere a Popper. Ma spassosi sono anche la segretaria di Popper (interpretata da Ophelia Lovibond) e il portiere. La loro presenza arricchisce e rinnova, assieme all’interpretazione di Carrey, questa commedia d’impianto classico. I pinguini, d’altro canto, fanno la loro parte, portando scompiglio e poi adattandosi alla vita casalinga con Popper (o piuttosto, lui si adatta a loro). I comportamenti dei pinguini finiscono per essere simili a quelli del più classico dei nostri cuccioli. Il regista sposta abilmente l’attenzione da loro a Popper, e vice versa, creando una perfetta alternanza e un buon ritmo. I pinguini di Mr. Popper dunque, diverte e intrattiene adulti e bambini, puntando sulla comicità di situazione più classica, alla Chaplin – non per nulla presente nel film e più volte citato – come sull’ironia e la sagacia di alcune battute, i cui riferimenti sono tutti per il pubblico adulto.

È, in fondo, una favola, che peraltro si autodenuncia come tale, e sembra volersi sconfessare, ma lo spettatore sa già che si continuerà a sognare fino alla fine. Una favola con una morale (sui valori della vita e sul rispetto della natura), come ogni favola che si rispetti, ma anche una commedia fresca e “rinfrescante”, non solo per l’alta quantità di ghiaccio e le basse temperature, adatta ad alleviare i fastidi della calura estiva. Unica nota stonata, a mio avviso: il rap finale su cui scorrono i titoli di coda, col campionamento furbastro dei Queen. Avrei visto molto meglio, ad esempio, Lucy in the sky with diamonds dei Beatles, peraltro citata nel film.

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