Poongsan – recensione

Presente nella selezione ufficiale in concorso del Festival Internazionale del Film di Roma, Poongsan, scritto da Kim Ki-Duk e diretto dal suo ex assistente Jun Jae-Hong, è un thriller politico ad alto impatto emotivo che palesa i rapporti tra la Korea del Sud e quella del Nord attraverso la brutalità e il nichilismo.

 

Poongsan (Yoon Kye-Sang), uomo silenzioso chiamato così dal nome delle sigarette che fuma, è un corriere che si incarica di riunire le persone divise tra le due Coree, affrontando quotidianamente la pericolosissima zona militarizzata che le divide.

Ma i problemi iniziano quando dovrà recuperare In-Ok (Kim Gyu-Ri), la donna di un personaggio importante della Corea del Nord. I due finiscono con l’innamorarsi, ma inconsapevolmente questo sentimento avrà risvolti terribili.

La mano di Kim Ki-Duk è inconfondibile. Il suo mix di dramma, romanticismo e azione donano a questo lavoro un lato simbolico molto spiccato, basti pensare alla lotta tra le due opposte fazioni nell’ultima parte della pellicola.

L’assenza delle parole nel carattere di Poongsan risulta essere una scelta più che appropriata e che nonostante tutto lascia trasparire quel senso di confusione e di tormentata umanità che contraddistinguono questo atipico eroe.

La regia dona al lungometraggio un look altamente noir, facendo risaltare quel contrasto luce-ombra che poi risulta essere il modo in cui Poongsan è al mondo. Jun Jae-Hong ha veramente intenzione di trascinare i suoi personaggi nel fango delle paludi della zona smilitarizzata e noi con loro. Le sequenze delle grandi corse in quel limbo di terra ci fanno provare le stesse sensazioni di ansia e terrore di chi è con il protagonista.

Ma di centrale importanza rimane quel sogno di riunificazione tra due paesi così vicini ma così radicalmente separati. Senza dubbio sia nella testa dello sceneggiatore che in quella del regista risiede una forte voglia di rivalsa verso la storia politica di questa parte di mondo e, facendo forza su ciò che meglio riesce ad entrambi, hanno trasmesso questi sentimenti allo spettatore.

Ancora non sappiamo quando vedremo questo lavoro in Italia, ma sicuramente siamo certi che riceverà consensi anche da chi non è attratto dal cinema coreano.

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