Qualcuno da Amare di Abbas Kiarostami – recensione

qualcuno da amareLa giovane studentessa Akiko (Rin Takanashi) decide di prostituirsi per potersi pagare gli studi, accettando di incontrare anche uomini molto più vecchi di lei. In uno di questi incontri, si imbatte in un sessantenne professore universitario, Takashi, (Tadashi Okuno) che dimostra un grande affetto e interesse nei suoi confronti.

 

Abbas Kiarostami con Qualcuno da Amare scrive e dirige una storia lineare, conferendo una sorta di elegante ambiguità ai personaggi e nelle reazioni che si sviluppano tra di essi, questo si percepisce in un crescendo fino ad un finale spiazzante. Sembra di assistere a una realtà comune e non troppo lontana dal vivere quotidiano incastonata in una Tokyo intensa e suggestiva come non lo si vedeva da Lost in Traslation di Sofia Coppola. La macchina da presa si cala perfettamente nei ritmi e nella giornata senza tempo di Akiko, in cui l’unico elemento di disturbo, in un personaggio così leggero e fresco, sembra essere il fidanzato violento Noriaki (Ryo Kase), ossessionato dalla promiscuità mai esplicita della giovane ragazza. La bravura del regista è stata di saper impostare la messa in scena in maniera oggettiva senza mai accennare a nulla, lo si denota sin dall’inizio del film dove la voce fuori campo e lo sguardo mai indirizzato verso qualcuno, ci fanno entrare nella vita privata di Akiko, regalando così un inizio diverso e piacevole dai classici codici del cinema hollywoodiano. Altro elemento che viene ripetuto in tutti gli ambienti chiusi e stretti che il film propone, sono i dialoghi molto sensati e ponderati, senza risultare verbosi. In questi luoghi avviene il vero confronto di idee e prospettive, costituendo un campionario e un parallelo con le vicende che si susseguiranno all’interno del film.

Qualcuno da amare Abbas KiarostamiIl risultato del regista iraniano è una storia accurata che ci fornisce un perfetto contrasto tra generazioni, tra realtà di villaggio e metropoli, tra interno ed esterno in cui tutto è separato da un metaforico vetro, che sia quello della macchina o di una finestra non conta, ma la bellezza con cui viene mostrato ci fa riflettere per tutta la durata del film. La riuscita del film è anche da attribuire a questi attori sconosciuti, che restituiscono reazioni di umana spontaneità in determinati incontri/scontri che sono il ritmo naturale del film, di cui il montaggio di Bahamn Kiarostami si limita a seguire come respiro naturale.

Qualcuno da amare, è un film che riesce a restituire un atmosfera palpitante senza una morale o una retorica, poiché non è importante ai fini della storia. Ma riflette con quell’indole che hanno i film nipponici, che vedono lo spazio come un’estensione dell’uomo stesso.
Dal 24 Aprile al cinema.

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