Rocketman: recensione del film con Taron Egerton #Cannes72

Rocketman cannes 2019

Atteso e temuto, Rocketman ha fatto bella mostra di sé al 72° Festival di Cannes. Il film, accompagnato dal regista Dexter Fletcher e da entrambi i suoi protagonisti, Taron Egerton interprete e Elton John personaggio, hanno ricevuto i caldi applausi di una platea commossa, alla fine della proiezione di gala, applausi guadagnati grazie a un musical che si trasforma in dramma e biopic, con passaggi fluidi da un momento all’altro, seguendo soltanto il filo delle emozioni.

 

Il racconto è infatti quello del giovane Reginald Kenneth Dwight e del suo cammino che lo ha portato a diventare Elton Hercules John, la rockstar amata in tutto il mondo, con una vita travolgente, immersa negli eccessi e nei vizi. La parabola narrativa è abbastanza lineare: la scoperta del talento, lo studio, i primi successi, i primi eccessi, la grandezza e la caduta, poi la riabilitazione. Tutta questo però raccontato attraverso le canzoni di Elton John (cantate davvero da Egerton), che non sono utilizzate secondo un ordine cronologico, legate quindi al successo che hanno rappresentato nella vita dell’artista, ma accompagnano i momenti biografici in base al contenuto e al racconto che ogni volta propongono.

Il film si apre su una seduta di terapia di gruppo, a cui partecipa un Elton provato, già all’apice del successo, ma perso in se stesso e nei suoi stessi vizi. Il cantate gioca a carte scoparte: “Sono un alcolista, un drogato, un sesso dipendente”, e da questa confessione e ammissione scendiamo tutti insieme lungo il viale dei ricordi dove, un piccolo Reggie già vuole fuggire dalla normalità, essere strano, essere altro, trovare una sua voce e quell’affetto che non ha mai trovato nelle mura domestiche.

Il ritratto, dunque, è quello di una figura isolata, che continua a cercare appigli, figure di riferimento che possano attenuare la sua solitudine e tenerlo in qualche modo ancorato al suolo, dal quale i suoi vizi e le sue scelte di vita tendono vertiginosamente ad allontanarlo. Su tutti, sembra siano state fondamentali le figure di John Reid, manager e per un breve periodo amante di John, e ovviamente Bernie Taupin, l’autore di tutti i testi più belli delle sue canzoni.

Dal canto suo, Dexter Fletcher riesce a proporre diverse intuizioni di regia, sfruttando anche le coreografie dei numeri musicali, momenti che impreziosiscono il film e ne fanno un musical perfettamente riuscito. Bellissima, ad esempio, è la sequenza accompagnata proprio dal brano che dà il titolo al film, Rocketman, che riesce a trasmettere con potenza l’altalena tra la vita e la morte, tra l’altezza artistica e la bassezza umana, che Elton John ha dovuto attraversare all’apice del successo.

E come Elton John è sempre stato il one man show della sua vita, tra alti e bassi, luci e ombre, così Taron Egerton è il cuore del film, il centro di ogni emozione e il veicolo attraverso cui la storia arriva al pubblico. Non era facile, ma il giovane interprete di Kingsman ha consegnato alla storia una performance incredibile, sia nelle interpretazioni delle canzoni, che nei momenti più drammatici e delicati, che in quelli esuberanti ed eccentrici, tipici della vita e della carriera della rockstar inglese.

Rocketman è un’ode all’artista, una preghiera all’uomo, un musical autentico che non ha paura di mostrare le ombre buie del passato del protagonista, un racconto che si esaurisce nella redenzione e nelle seconde possibilità che decidiamo di regalarci, che siamo persone normali, o, come Elton, eccezionali.

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RASSEGNA PANORAMICA
Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
rocketmanRocketman è un’ode all’artista, una preghiera all’uomo, un musical autentico che non ha paura di mostrare le ombre buie del passato del protagonista, un racconto che si esaurisce nella redenzione e nelle seconde possibilità che decidiamo di regalarci, che siamo persone normali, o, come Elton, eccezionali.