Scream 4: recensione del film di Wes Craven

Scream 4

Scream 4, quarto film della saga slasher di Scream finalmente è stato proiettato. Chi è entrato in sala aspettandosi l’ennesimo remake deludente di un prodotto a suo tempo originale ed efficace, di certo si è trovato di fronte ad una singolare sorpresa: un film critico e per certi versi auto critico nei confronti dell’industria del remake americana. Wes Craven ritorna dietro la “maschera” di  Ghost Face con quell’ironia a volte tagliente che molto spesso lo aveva contraddistinto in passato.

 

In Scream 4 la storia inizia dopo oltre dieci anni, Sidney Prescott è diventata un’autrice di manuali di auto-aiuto e per pubblicizzare il suo ultimo libro compie un tour promozionale, la cui ultima tappa la riporta alla città natale Woodsboro. Qui ritrova lo sceriffo Dewey Riley e Gale Weathers, ora sposati, e riallaccia i rapporti con la zia Kate Roberts e la giovane cugina Jill, che frequenta il liceo locale. Con il ritorno di Sidney, tornano a Woodsboro anche gli efferati omicidi di Ghostface, che dopo oltre un decennio sconvolgono nuovamente la tranquilla cittadina californiana.

Con un incipit di sequenze davvero molto ironiche e sorprendenti che divertiranno molto gli appassionati di genere, Scream 4 si contraddistingue per un buon senso del’humor  che accompagnerà sino alle ultime battute tutta la bagarre di efferati omicidi, rendendolo piacevole e forse non troppo spaventoso. C’è in questa ironia un senso critico verso un certo cinema che ha dominato la scena degli ultimi dieci anni ma viene fuori anche un po’ di autocritica nei confronti di se stessi e di un genere che è diventato la propria ombra. Lontano un miglio dalla fervida immaginazione che invece lo ha dominato negli anni 70’ e 80’.

Scream 4, il film

Scream 4, nonostante ciò rimane molto fedele al suo marchio di fabbrica con la classica analisi strutturale di film dell’orrore che serve a rileggere gli avvenimenti e quando vi riesce ad anticipare le mosse di Ghost Face. Ma è proprio questo uno dei limiti più grossi(oltre che contraddittorio all’autocritica) del film che rispetto al primo capitolo che risultava essere innovatore e originale, diventa esso stesso riflesso, aggiungendo ben poco di nuovo. Alla fin fine diventa anch’esso mero espediente commerciale. Inoltre il velo ironico del film che diverte parecchio, forse un po’ troppo ironico, finisce per togliere pulsione alle sequenza che dovrebbero se non spaventare, quantomeno intimorire. Di sicuro la quasi sufficiente recitazione dei protagonisti di certo non ha aiutato il film, partendo dalle due protagoniste Neve Campbell e Emma Roberts finendo alla veterana Courteney Cox che forse è la più “brava” contribuiscono troppo poco alla resa complessiva della pellicola.

Di certo c’è che in fin dei conti, ad un film come questo non gli si chiede troppa leziosità e stratosferiche interpretazioni. Alla fin fine il film diverte parecchio e strizza tantissimo l’occhio agli appassionati di genere con continui riferimenti e citazioni che faranno sobbalzare di sicuro i nerd di genere.  A tratti farà anche saltare dalla sedia i meno avvezzi e le giovani fanciulle in sala.  Niente male l’apparato scenografico e fotografico che echeggia molto i fasti degli anni 80’.

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