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Sing Street: recensione del film di John Carney

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Sing Street: recensione del film di John Carney

Continua la storia d’amore del regista irlandese John Carney con la musica, protagonista assoluta del suo ultimo piccolo capolavoro Sing Street, qui fuori concorso all’undicesima Festa del Cinema di Roma nella sezione collaterale di Alice nella Città.

Ambientato nei gloriosi anni ottanta, Sing Street racconta la storia di Conor (Ferdia Walsh-Peelo), un ragazzino di appena quattordici anni che, per sfuggire dai problemi della sua famiglia si rifugia nella musica. Preso di mira dai bulli della sua nuova scuola, decide di metter su una band insieme ad alcuni suoi compagni per fare colpo su una ragazza di qualche anno più grande di lui.

Sing Street

Dopo l’acclamato Once del 2006 – film indipendente che vinse anche un Oscar per la migliore canzone originale con Falling Slowly – e il meraviglioso ma più recente Begin Again, John Carney torna a farci assaporare il suo talento proponendoci ancora una volta un film in cui la musica la fa da padrona.  Il regista torna per l’occasione della sua terra natia, raccontandoci di una Dublino, quella degli anni ottanta, come di una città ancora troppo arretrata dove i ragazzi sognano quella che sembra una lontanissima Londra, la terra delle mille possibilità.

Ma quello che in assoluto incanta del film è la bravura di questi ragazzi che, nonostante la loro giovane età,  sembrano già delle piccole star e che, sotto l’abile direzione di Carney, ci accompagnano per mano in una sorta di bizzarro viaggio musicale; la band dei Sing Street, in attesa di trovare un proprio stile originale, trae infatti ispirazione da alcuni dei gruppi più famosi di quegli anni come i The Cure, i Duran Duran, senza dimenticare ovviamente il mitico David Bowie pioniere dello stile futuristico che è poi diventato un suo tratto distintivo.

Sing Street

Il film, perfetto in ogni suo elemento a cominciare dalla sceneggiatura che non consente alcun calo di ritmo, è in sintonia con il resto della cinematografia del regista che, grazie al suo stile pulito, semplice e diretto, non ha bisogno di inutili sovrastrutture estetiche per far breccia nel cuore del suo pubblico. Se tutto questo ancora non vi ha convinti a recuperare questo piccolo gioiellino da festival, vi consigliamo di dare un’occhiata alla colonna sonora originale e non di Sing Street: sarà amore alla prima nota!