Storia di una ladra di libri: recensione del film

Storia di una ladra di libri

Brian Persival (Downton Abbey) adatta Storia di una ladra di libri, il bestseller di Markus Zusak con la storia di una bambina che non conoscendo il mondo saprà attraversarlo con ciò che rende l’uomo “diverso da un ammasso di creta”, il pensiero e la sua espressione più alta, la scrittura. Perciò la sceneggiatura di Michael Petroni (Le cronache di Narnia: Il Viaggio del Veliero), ci propone un lungo percorso di crescita grazie all’opinione di un narratore interno inedito che ci mostra gli incontri e le perdite, dove l’emozione fa da padrona immergendo lo spettatore in un contesto noto ma originale.

 

Così, il regista britannico predilige un’estetica minimalista ed anche un po’ accademica, fornendo panoramiche e campi lunghi, per veder evolvere i luoghi in cui cresce la giovane Liesel. E lunghi carrelli, per seguire i personaggi e gli incontri della giovane ladra. Mentre nell’intimità dei campi stretti fornisce quel calore che la fredda guerra non permette. Di conseguenza il montaggio di John Wilson (Billy Elliot), rispecchia fedelmente l’impronta d’autore, fornendo raccordi lineari che non alterano in alcun modo la struttura temporale, concedendosi dei parallelismi solo in un paio di occasioni.

In Storia di una ladra di libri siamo nella Germania 1933. Il conflitto mondiale è alle porte e la giovane Liesel Meminger viene affidata ai coniugi Max e Rosa Hubermann. Liesel non ha mai frequentato la scuola ma attraverso gli insegnamenti del padre impara a leggere e a conoscere il mondo. Superando la diffidenza verso Max, un ragazzo ebreo in cerca di rifugio e conoscendo l’amore per Rudy, trova in sé il coraggio che le permette di sfuggire all’orrore nazista che si scatena intorno a lei.

Storia di una ladra di libri recensione

Storia di una ladra di libri, il film

Questo ritmo “quotidiano” è al servizio della storia e degli attori che regalano grandi emozioni. Sophie Nélisse, con i suoi grandi occhi azzurri e le gote rosse, riesce ad incarnare una giovane e coraggiosa “furfante” che orgogliosamente decide di pensare diversamente e con la propria testa, ma con la leggerezza che si addice ad una ragazza. Di seguito, il sempre imponente Geoffrey Rush, nel ruolo del padre comprensivo per i drammi vissuti dalla bimba e che cerca di far leva sulla sua enorme curiosità per restituirle il piacere della vita. Mentre spetterà ad una perfetta Emily Watson contrapporsi in autorità attraverso integerrimi modi e ansiose raccomandazioni, che servono per proteggere la piccola dalla crudeltà del mondo. Il merito va anche a Ben Schnetzer e Nico Liersch, il primo perché riesce ad essere l’anima gemella di un destino tragico, il secondo perché alimenta tutto ciò che si contrappone all’odio dispotico, un amore incondizionato.

Storia di una ladra di libri non è un film di guerra né sull’olocausto, ma è un film che parla di vita e idee, di come vengono forgiate quando la mente è ben alimentata da una buona lettura e di come la protagonista ha la peculiarità di riconoscere questa energia, “salvando” così ogni persona che incontra.

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Stefania Buccinnà
Sono un appassionata di Cinema e Serie televisive americane, motivo per cui mi sono iscritta all'università e mi sono laureata in Saperi e Tecniche dello Spettacolo Digitale presso l'università La Sapienza in Roma dove ho conseguito anche un Master di Primo Livello in Montaggio Video e Audio. Amo costruire strutture per immagini e scrivo per piacere, pensando che le due cose sono molto simili ma con grammatiche diverse. In fondo per me, scrivere una frase è come mettere insieme una scena.
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