
Tango Libre è l’ultimo capitolo della trilogia di Fréderic Fonteyne sulle donne e sull’amore, la storia è una tragicommedia che riesce con un originale ritmo narrativo a passare da un registro all’altro senza influire sull’emozione della storia, facendola evolvere in risate e riflessione. La sceneggiatura scritta da Anne Paulicevich usa la nascita, le emozioni e le strutture del tango per dare lo spessore a questi personaggi goffi e inverosimili. Il punto di vista dello spettatore è quello della guardia carceraria, interpretata da un bravissimo Francois Damiens, egli riesce ad essere l’occhio senza giudizi sulla vicenda assurda di questo nucleo familiare che convive in un esempio forzato di “famiglia allargata” che porta con sé numerosi segreti e bugie.

Il regista belga riesce ad incanalare le emozioni dei suoi personaggi, contraddistinti perlopiù da rabbia, gelosia e frustrazione nel ritmo del tango. Usa dettagli lì dove il corpo si esprime meglio al ritmo di passi e lunghi dialoghi dove vuole far arrivare la risata, bilanciando così la storia ed arricchendola di sfumature. Prezioso è il lavoro nel montaggio di Ewin Ryckaert, che in due particolari sequenze, la prima sala visite e la sequenza in carcere del ballerino Chico Frumboli sottolinea il ritmo andante dei personaggi ed il fulcro della storia, l’amore impossibile e il desiderio di libertà.
Tango Libre esprime la bravura di Fonteyne nel conoscere il linguaggio cinematografico e i generi che lo compongono imponendo così uno stile del tutto originale che lascia il segno, ma gli eventi messi in moto da sceneggiatura non riescono ad avere la stessa forza nel finale, che appare eccessivo e forzato.

